Cerca nel blog

giovedì 14 settembre 2017

Cattivissimi carboidrati


Qualche giorno fa uno studio pubblicato su The Lancet (PURE Study) ha fatto scalpore perché dimostrava che più grassi e meno carboidrati mangiamo più si riduce il rischio di morte.
Non è per niente corretto semplificare così la nutrizione, e quindi l'Harvard University fa un po' di chiarezza.
Innanzitutto non si tratta di uno studio controllato (RCT), quindi non può dimostrare rapporto di causa-effetto.
Parlare di "carboidrati totali" è una semplificazione sbagliata: si mette in un calderone unico lo zucchero con legumi e cereali.
Un alto intake di carboidrati è spesso sinonimo di alimentazione povera da cereali raffinati, con eccessi di sale e minime quantità di cibi nutrienti.
Non sono stati analizzati gli effetti dei diversi grassi (saturi e insaturi)
I questionari utilizzati hanno rilevato abitudini alimentari molto diverse da quelle conosciute, ad esempio nella popolazione cinese (un terzo del campione totale di oltre 100mila persone), quindi si dubita della loro affidabilità.
La conclusione degli esperti è che questo studio non può far variare le linee guida conosciute, e soprattutto che una corretta quantità di grassi da fonti buone (pesce, frutta oleosa) è raccomandata anche attualmente.

Oggi esiste una nuova ondata di diete low-carb (a basso contenuto di carboidrati) o chetogeniche, come se queste molecole fossero necessariamente i nemici.




Così non è, non sempre almeno. Da alcuni anni assistiamo ad una riduzione nelle linee guida della quantità di carboidrati, oggi spaziano dal 45 al 60% sulle calorie totali, quasi a livello di dieta a zona, mentre prima non si sarebbe mai scesi sotto il 55.

Sebbene ci siano persone che spesso stanno molto bene in questi regimi (diabetici, insulino-resistenti, donne con ovaio policistico ecc), non è necessario in tutti un drastico taglio.
L'interazione dei carboidrati col genoma e il metabolismo si ha grazie ad una proteina, ChREBP, che viene attivata dai carboidrati appunto, e legandosi a specifiche regioni del DNA, attiva la sintesi di alcune proteine cruciali per le nostre vie metaboliche e ne blocca altre.

Gestisce molte funzioni, tra cui la lipogenesi (sintesi dei grassi), la sensibilità insulinica, insaturazione dei grassi saturi (stearico che diventa oleico), riproduzione cellulare (e tumori).

Esistono inoltre diverse forme di questa proteina (alfa e beta), e cambiando fisico (aumentando di peso) cambiano anche le loro espressioni e i loro effetti.

I topi che esprimono forti quantità di ChREBP nonostante una dieta ricca in grassi non ingrassano e non hanno resistenza insulinica.

Se una persona ottiene scarsi risultati con una dieta low carb, è probabile che abbia un'errata attivazione di questa molecola.

Gli ormoni tiroidei aumentano ChREBP, e anche per questo stare a dieta ipocalorica (che può ridurre gli ormoni tiroidei) può determinare risposte negative sul lungo periodo.

Come al solito non possiamo semplificare dicendo che i carboidrati, o meglio i cibi che li forniscono, sono buoni o cattivi, ma la dieta dev'essere tagliata su misura per la persona.




Le diete low carb non sempre sono efficaci nel lungo termine e possono determinare un abbassamento del metabolismo, e questo potrebbe essere un meccanismo di protezione evolutiva per preservare le scorte di glicogeno (la forma di riserva dei carboidrati nei nostri tessuti).

Chi ha un alto rapporto tra Prevotella Bacteroidetes (quindi maggioranza dei primi rispetto ai secondi) ha più possibilità di dimagrire con una dieta ricca in cereali (e quindi di carboidrati).

Aggiornamento 26/9/2017

Una opinion di un medico inglese chiarisce che le diete low carb non hanno grandissima differenza, soprattutto sul lungo termine, nei confronti del diabete. Non hanno grandissima letteratura dietro, sono comunque un'opzione da tenere in considerazione.
Aggiornamento 2/10/2017
"Una nuova ricerca può aiutare a spiegare il rapporto conosciuto tra l'uso di dolcificanti artificiali e diabete.
I ricercatori della School of Medicine di Yale sostengono che in natura l'intensità della dolcezza riflette la quantità di energia presente. Ma nella vita moderna, il metabolismo del corpo viene ingannato quando una bevanda è troppo dolce o non abbastanza dolce a seconda della quantità di calorie che contiene. Ciò significa che una bevanda dolce ma a basso contenuto calorico può innescare una risposta metabolica maggiore di una bevanda con più calorie".
 "Una caloria non è una caloria", ha spiegato l'autrice principale Dana Small, docente di psichiatria. "L'ipotesi che più calorie inneschino una maggiore reazione metabolica e cerebrale è sbagliata: le calorie sono solo metà dell'equazione, la percezione del gusto dolce è l'altra metà", ha detto la Small in un comunicato stampa universitario.
Il gusto dolce regola la genesi dei segnali metabolici (che gestiscono la spesa energetica) e il rapporto tra carico glucidico e dolcezza influenza la risposta metabolica. E questo rapporto non è lineare, ossia con poche calorie ma forte gusto dolce si va a stimolare le vie mesolimbiche (quelle della dipendenza).
Quando si verifica una "disallineamento", i circuiti di ricompensa del cervello non registrano che le calorie sono state consumate, hanno detto i ricercatori. Molti alimenti industriali creano tali disallineamenti, come lo yogurt light con dolcificanti.
"I nostri corpi si sono evoluti per utilizzare in modo efficiente le fonti energetiche disponibili in natura", continua la Small. "Il nostro ambiente alimentare moderno è caratterizzato da fonti di energia che i nostri corpi non hanno mai visto prima".
Lo studio può aiutare a spiegare il legame tra alcuni dolcificanti artificiali e il diabete scoperto nelle ricerche precedenti. Tuttavia, l'argomento rimane controverso e gli esperti concordano sul fatto che siano necessarie ulteriori ricerche.

Aggiornamento 15/10/2017
Un articolo che fa a pezzi il PURE Study, chiarendo che le associazioni non sono per le morti cardiovascolari, sono considerati soprattutto le fonti di carboidrati raffinati (povere di nutrienti), che già sapevamo aumentare la mortalità. Lo studio ha forte rischio di bias a causa degli aggiustamenti.
Cosa però possiamo imparare? forse i grassi sono meno pericolosi di quanto pensassimo, e una penuria di micronutrienti, che abbiamo da un'alimentazione ricca in carboidrati da fonti industriali, aumenta la mortalità. Sottoporre queste scoperte a studi randomizzati sarà probabilmente impossibile
Aggiornamento 3/11/2017
La seconda parte del PURE Study ci dice che frutta, verdura (soprattutto cruda) e legumi (fonti di carboidrati non raffinati e proteine vegetali) sono associati con minore mortalità cardiovascolare e totale
Aggiornamento 19/11/2017
Gli effetti infiammatori degli zuccheri raffinati confrontati con quelli non sottoposti a trattamento industriali
Aggiornamento 24/11/2017
Segnalo un articolo di analisi del PURE Study, che mette in evidenza le debolezze dello studio e il conflitto d'interesse coi finanziatori
Aggiornamento 29/11/2017
Si è scoperto che un esperimento dell'industria dolciaria evidenziò, 50 anni fa, che lo zucchero nei topi aumenta la trigliceridemia e il rischio di tumori. L'esperimento venne interrotto e nascosto.
"Questa scoperta accidentale del Progetto 259 ha dimostrato all'ISRF che il consumo di saccarosio e amido ha causato diversi effetti metabolici", sostengono Kearns e i suoi colleghi, "e ha suggerito che il saccarosio, stimolando la beta-glucuronidasi urinaria, potrebbe avere un ruolo nella patogenesi del cancro alla vescica."
Aggiornamento 15/12/2017
Spesso diamo la colpa della pressione alta al sale. In realtà si sta capendo che l'eccesso di zuccheri provoca infiammazione e stress ossidativo che determina riassorbimento di liquidi e ritenzione idrica alla base dell'ipertensione
Aggiornamento 31/12/2017
L'importanza della qualità (delle fonti) dei carboidrati più che della loro quantità
Aggiornamento 13/1/2018

La qualità della dieta riduce il rischio delle malattie infiammatorie-degenerative (Alzheimer, diabete, tumori) e aumenta la sopravvivenza delle persone ammalate di tumore
Aggiornamento 16/1/2018
Il tumore alla prostata e le sue metastasi appaiono particolarmente golose di grassi

Aggiornamento 21/2/2018

L'indice e il carico glicemico sono spesso correlabili con lo stress ossidativo, soprattutto a causa del rapporto inverso tra i cibi con alti IG e CG e la ricchezza di nutrienti.

Uno studio non è riuscito a dimostrare se, con alcuni tratti genetici, in particolare riferiti alla secrezione insulinica, sia conveniente utilizzare una dieta low carb o low fat. Dopo un anno si è concluso con un pareggio 😏
"Nel contesto di questi 2 comuni approcci dietetici per la perdita di peso, nessuno dei 2 fattori ipotizzati come predisponenti sono stati utili per identificare quale dieta era meglio per chi".
Si trattava in entrambi i casi di diete definite "salutari", in cui i ricercatori hanno spinto per massimizzare l'apporto di vegetali e cibi veri (non industriali) e minimizzare quello di alimenti raffinati.
È stato raccomandato di avere uno stile di vita attivo, ma non è stato mai detto esplicitamente di ridurre le calorie, segno che il corpo è capace di dimagrire nel contesto di una dieta sana anche senza stare a contarle, puntando più sulla qualità del cibo che sulla sua quantità.

La dieta low carb può migliorare il metabolismo epatico in chi abbia steatosi (fegato grasso). Questo avviene grazie al cambiamento di microbiota, in cui aumentano le specie produttrici di folati (Streptococcus), e alla variazione dell'attivazione di alcuni geni, che favorisce l'ossidazione dei grassi e inibisce la loro sintesi.
Il fegato si svuota così del suo contenuto di grasso.

Aggiornamento 13/4/2018

Perché col cibo spazzatura qualcuno ingrassa e altri no?
Alcuni ricercatori hanno scoperto che l'alimentazione ad alto contenuto di grassi (di tipo occidentale) stimola la crescita di batteri che aumentano la secrezione di enzimi digestivi e così l'assorbimento dei grassi.
Questi enzimi digestivi consentono il rapido assorbimento di cibi densi di calorie. Contemporaneamente, i microbi rilasciano composti bioattivi. Questi composti stimolano le cellule  nell'intestino ad assorbire i grassi. Nel tempo, la presenza costante di questi microbi  porta a ipernutrizione e obesità.
"I topi senza germi, anche se alimentati con una dieta ricca di grassi, non erano in grado di digerire o assorbire cibi grassi. Non sono ingrassati. Invece, avevano elevati livelli di lipidi nelle loro feci".
L'abbondanza di altre famiglie batteriche è diminuita con una dieta ricca di grassi, tra cui Bifidobacteriacaea e Bacteriodacaea, che sono comunemente associati alla magrezza.
Quando nei topi senza germi sono stati successivamente introdotti i microbi che contribuiscono alla digestione dei grassi, hanno rapidamente acquisito la capacità di assorbire i lipidi.
"Questo lavoro ha implicazioni importanti nello sviluppo di approcci per combattere l'obesità", concludono gli autori. Ciò include la riduzione dell'abbondanza o dell'attività di alcuni microbi che favoriscono l'assorbimento dei grassi o l'aumento dell'abbondanza di microbi che possono inibire l'assorbimento dei grassi.
"Direi che quello che emerge in generale è il concetto che ciò che mangiamo - la nostra dieta su base giornaliera - ha un profondo impatto sull'abbondanza e sul tipo di batteri che ospitiamo nel nostro intestino", ha detto Kristina Martinez-Guryn, PhD , autore principale dello studio, e ora assistente alla Midwestern University di Downers Grove, Illinois. "Questi microbi influenzano direttamente il nostro metabolismo e la nostra propensione a ingrassare con alcune diete".

Aggiornamento 26/4/2018
Chi l'avrebbe mai detto? i bambini corrono per ore e non si stancano mai perché hanno un metabolismo diverso, in cui la fase aerobica difficilmente si esaurisce perché hanno una forte capacità di rimuovere il lattato (acido lattico) dal sangue. La loro produzione mitocondriale di energia insomma non finisce mai, a differenza di quella dei genitori... ma similarmente a quella degli atleti allenati.
Considerazione personale: forse è per questo che andando avanti con l'età si riduce il feeling coi carboidrati ma aumenta quello coi grassi, e nelle persone adulte talvolta funzionano molto bene le diete low-carb che invece sono mal sopportate dai bambini.


Aggiornamento 27/4/2018
I trigliceridi oltrepassano la barriera ematoencefalica inducendo insulino e leptino-resistenza, peggiorando il consumo di energia e il metabolismo.
Aggiornamento 30/4/2018

Su Lancet si sprecano le critiche e le risposte sul PureStudy. Viene sottolineato che un solo studio, non RCT tra l'altro, non basta per cambiare le linee guida e la mancanza di considerazione della qualità delle fonti di carboidrati
Gli autori rispondono che nel seguito esamineranno anche i dati relativi alla qualità glucidica.

Aggiornamento 11/5/2018

Reflusso gastroesofageo (GERD)? prova con una dieta lowcarb
"Contrariamente alla convinzione sostenuta da lungo tempo che l'assunzione di grassi promuova i sintomi di GERD, i dati rappresentativi a livello nazionale non mostrano una forte associazione tra grassi alimentari e la malattia. Pertanto, il presente studio fornisce dati che contribuiscono alla comprensione di un ruolo dei carboidrati semplici nella patofisiologia del GERD. Abbiamo scoperto che i carboidrati semplici, in particolare il saccarosio, contribuiscono al GERD nelle donne obese e che la probabilità di avere GERD è stata predetta dall'assunzione di carboidrati semplici (zuccheri totali). "
Aggiornamento 13/5/2018

Chi non ha mai sentito dire che i carboidrati in eccesso si trasformano in grassi? C'è pure chi lo nega strenuamente.
Chi ha ragione?
Alcuni scienziati hanno scoperto che questo capita in condizioni di scarso NADintracellulare.
Il NADè un cofattore degli enzimi coinvolti nel metabolismo energetico, e la sua riduzione si associa all'invecchiamento.
Ecco spiegato forse uno dei motivi per cui da adulti è più difficile mantenere il peso.
"Il NAD+ appare essere un importante tramite tra il metabolismo dei grassi e dei carboidrati. La sua sintesi e conseguente consumo, a seconda del sito dove avvengono, fanno in modo che avvenga la trasformazione di carboidrati in grassi e la maturazione dei preadipociti.
La competizione tra gli enzimi NMNAT-1 nucleare e NMNAT-2 citosolico - per il loro substrato comune, il mononucleotide nicotinamide, regola l'equilibrio tra la sintesi di NAD+ nucleare per la regolazione dei geni adipogenici e la sintesi del NAD+ citosolico utilizzata nel metabolismo energetico".
La disfunzione della biosintesi di NAD+ svolge un ruolo fondamentale nella patofisiologia di più malattie, tra cui disturbi metabolici associati all'età (invecchiamento), malattie neurodegenerative e disturbi mentali.
In pratica la sua produzione si riduce con l'età, e questo può essere correlato con una maggiore difficoltà a mantenere il peso durante l'invecchiamento (aumenta la sintesi di grassi da carboidrati).

Aggiornamento 18/5/2018
Finalmente una società scientifica mette nero su bianco che le calorie da zucchero sono più dannose delle altre per la salute cardiovascolare, anche senza aumento di peso.
Questo perché stimolano la produzione endogena di grassi (lipogenesi) e la deposizione di grasso viscerale.
Aspettiamo l'intervento del nostro ministro della salute che ci avvertirà che tagliare lo zucchero danneggia le industrie (soprattutto quelle farmaceutiche).
Inoltre, dopo il dimagrimento, la dieta ad alto indice glicemico (pur facendo perdere ugualmente peso) facilita il recupero del peso perso, a causa della ipersecrezione di insulina.
Le conclusioni del Position Statement consigliano politiche per la prevenzione dell'obesità (favorire la diffusione dei cibi salutari rispetto a quelli insalubri e poveri di nutrienti) e la personalizzazione dell'alimentazione, in particolare a seconda del metabolismo glucidico
Aggiornamento 15/6/2018
In biologia spesso accade che 1 + 1 non faccia 2
I cibi che contengono sia grassi che carboidrati attivano maggiormente i circuiti della ricompensa (reward) e del piacere rispetto ai carboidrati o ai grassi assunti da soli. Le industrie ben conoscono questa situazione e per questo li inseriscono accoppiati nei loro prodotti.

"I nostri antenati cacciatori-raccoglitori mangiavano principalmente piante legnose e carne animale, hanno osservato i ricercatori. "In natura, i cibi ricchi di grassi e carboidrati sono molto rari e tendono ad avere fibre che rallentano il metabolismo", afferma Small. "Al contrario, è molto comune per gli alimenti trasformati avere alto contenuto di carboidrati e grassi."
Dopo l'addomesticamento di piante e animali e lo sviluppo della produzione di cereali e latticini circa 12.000 anni fa, aumentarono le opportunità di consumare grassi e carboidrati, ma i cibi industriali come le ciambelle, che possono contenere 11 grammi di grassi e 17 di carboidrati, esistono da solo 150 anni, non abbastanza a lungo per permetterci di sviluppare una nuova risposta cerebrale.
Gli scienziati ritengono che la nostra esperienza passata con le proprietà nutritive dei carboidrati stimoli il rilascio di dopamina nel cervello (si impara con l'esperienza) attraverso un segnale metabolico ancora sconosciuto. Questi tipi di segnali sembrano aiutare a regolare cosa e quanto mangiamo.
I ricercatori teorizzano che l'attivazione simultanea delle vie di segnalazione dei grassi e dei carboidrati attivi un effetto che la fisiologia umana non è in grado di gestire evolutivamente. Coerentemente con questo suggerimento, i roditori che hanno accesso solo ai grassi o ai carboidrati regolano il loro apporto calorico giornaliero totale e il peso corporeo. Ma dato l'accesso illimitato a grassi e carboidrati, prendono rapidamente peso".
Una review di alcuni mostri sacri di Harvard e di altri esperti mondiali insiste sull'importanza della qualità dei carboidrati in rapporto al loro effetto metabolico
Aggiornamento 2/7/2018
Perché la dieta chetogenica può funzionare nelle persone con Alzheimer? I neuroni di queste persone non riescono più a metabolizzare correttamente il glucosio (tant'è che qualcuno lo chiama diabete di tipo 3) e fornendo grassi come substrati energetici, che generano ugualmente ATP ma con meno radicali liberi, possono riprendere a funzionare. Inoltre il betaidrossibutirrato, un derivato dei grassi, agisce da antinfiammatorio

Aggiornamento 10/7/2018
Un post di Max Lugavere

"Ci sono così tanti miti sui carboidrati che volano in giro! I carboidrati ti rovineranno la vita, ti faranno ingrassare, prendono i tuoi soldi, rubano tua moglie, ecc! La verità è che i carboidrati sono solo un macronutriente - non c'è nulla di intrinsecamente sano o malsano su di loro! Ma... Oggi ne stiamo mangiando più che mai. Il 50% delle calorie che stiamo consumando provengono da loro! E siamo onesti, non tutti provengono dalla quinoa e dalle patate dolci. Mentre i guru del fitness sosterranno che una caloria è una caloria, il consumo cronico di carboidrati provoca una serie di cambiamenti fisiologici nel corpo che favoriscono il deposito di grasso. Consiglio vivamente di consultare l'ultimo articolo del Dr. David Ludwig (ricercatore sull'obesità di Harvard) in JAMA per esplorare questa importante distinzione.

A parte l'aumento di peso, l'insulina cronicamente elevata è legata a molte malattie: tutte le malattie vascolari, il cancro, il diabete di tipo 2, l'Alzheimer, solo per citarne alcuni! Inoltre, anche quando proviamo a ridurre i nostri carboidrati, siamo comunque propensi a mangiare più carboidrati rispetto ai nostri antenati! Alcune ricerche suggeriscono che le nostre piante stanno producendo più amidi e zuccheri e meno proteine ​​e minerali a causa dell'aumento dei livelli di CO2. Questo è il motivo per cui cerco di non esagerare nel mangiare troppi cereali - ma, con le verdure, probabilmente sto consumando una quantità biologicamente appropriata di carboidrati"
Aggiornamento 16/7/2018

Una metanalisi chiarisce che anche le diete a basso indice glicemico, oltre alle chetogeniche, possono essere utili nel trattamento dell'epilessia non responsiva ai farmaci

Aggiornamento 23/8/2018

Lancet colpisce ancora. Pubblicato lo studio (chiamato ARIC) che fa scalpore secondo cui le diete low carb farebbero male e accorcino la vita.
Fa il paio con il PURE che diceva il contrario.
In realtà dice pure che sostituire i carboidrati con alimenti vegetali (verdura e frutta) riduce la mortalità.
Chris Kresser spiega le limitazioni dello studio, il solito studio osservazionale basato su questionari, fattori confondenti non adeguatamente controllati, scarsa considerazione della qualità del cibo, bias di conferma dovuto a metanalisi da studi molto diversi tra loro
Aggiornamento 7/9/2018

I tumori sono dipendenti dallo zucchero, e privandoli di questo nutriente li si fa morire. Spesso capita di leggere questo. Ma lo zucchero da cui dipendono non è il saccarosio (zucchero da tavola) che utilizziamo, ma il glucosio presente nel sangue (glicemia), che deriva dallo zucchero alimentare, dalle fonti di carboidrati (cereali, patate, ecc), dalle proteine che possono essere trasformate in glucosio (gluconeogenesi) e dai grassi che possono favorire l'insulinoresistenza e quindi determinare una glicemia alta. Quindi genericamente dagli eccessi di nutrienti, e non solo dallo zucchero. Inoltre alcuni tumori sono dipendenti invece da glutammina, acetato, lattato, acidi grassi. Tuttavia "Un aumentato metabolismo dello zucchero (glicolisi) può avviare cambiamenti maligni nelle cellule non maligne e la glicolisi mediata dalle proteine regolatrici HBP, GAPDH, EPAC e RAP1 sostiene fenotipi maligni in cellule maligne" Quindi per sfavorire sia la formazione che la proliferazione dei tumori è necessario tenere bassa la glicemia non (solo) riducendo lo zucchero alimentare, ma mangiando correttamente e muovendosi.

Aggiornamento 12/9/2018

Un ulteriore studio conferma che in chi abbia problemi di glicemia può essere conveniente iniziare il pasto con la fonte proteica o ancora meglio con un'insalata. In questo modo si riducono le glicemie post prandiali e il rilascio di insulina

Aggiornamento 15/9/2018

Il problema con lo studio ARIC è che noi mangiamo alimenti, e non macronutrienti

Aggiornamento 19/10/2018

Interessantissimo articolo che propone il termine di "carbotossicità", per spiegare gli effetti negativi dei carboidrati. Questi vi possono essere tramite gli AGEs, che si formano grazie ai metaboliti del glucosio come metilgliossale, diidrossiacetonefosfato. Il fruttosio in alte dosi cambia completamente il suo destino, andando a "intasare" il fegato e favorendo la permeabilità intestinale. In generale l'eccessiva ingestione di cibi glucidici attiva aree cerebrali legate all'iperfagia.
Inoltre viene proposto che il fabbisogno di carbo vada a ridursi con l'età, modificando le necessità di macronutrienti.
"La dieta cheto è caratterizzata da diminuzione dell'insulina plasmatica e del fattore di crescita IGF1, aumento di glucagone, glicogenesi epatica e gluconeogenesi, lipolisi del tessuto adiposo, aumento degli acidi grassi liberi, β-ossidazione migliorata, generazione di acetil-CoA e conseguente aumento dei corpi chetonici circolanti".
Oltre ad avere effetti antinfiammatori, "i corpi chetonici possono anche alterare il metabolismo dei neurotrasmettitori come acido glutammico e gamma-ammino butirrico (GABA), migliorare la funzione mitocondriale, riduzione dello stress ossidativo e attivazione del PPAR e dell'AMPK". Questo spiega la loro efficacia sulle malattie che riguardano il sistema nervoso (Alzheimer, Parkinson, epilessia, emicrania ecc).
La chetosi provoca un aumento degli streptococchi che producono folato e una riduzione degli AGEs.

Aggiornamento 25/10/2018
"L'eccesso di glucosio ingerito interagisce con l'intestino e il suo microbioma e in definitiva colpisce numerosi organi tra cui muscolo scheletrico, tessuto adiposo e fegato. L'eccessiva disponibilità di glucosio può indurre l'espansione del tessuto adiposo e può favorire la deposizione di grasso ectopico, la deposizione nel fegato e nei tessuti muscolari, che esacerba ulteriormente l'insulino-resistenza e gli squilibri glicemici. La resistenza all'insulina è associata a e può favorire la progressione della sindrome metabolica a diabete, e rappresenta un fattore che contribuisce all'iperglicemia, alla variabilità del glucosio e ai risultati mediocri in malati critici o quelli che si stanno riprendendo da un intervento chirurgico."


Aggiornamento 3/11/2018

Le persone con diabete hanno una ridotta detossificazione del metilgliossale, un metabolita dei carboidrati. Questa molecola interferisce con la contrazione muscolare, e così sembra facilitare l'insufficienza cardiaca, che si manifesta con debolezza nella contrazione cardiaca e quindi fatica, respiro corto e arti inferiori gonfi. L'insufficienza cardiaca è molto più diffusa nei diabetici. Questo potrebbe anche spiegare perché alcuni si trovano bene con una dieta lowcarb
Aggiornamento 17/11/2018

Un onesto confronto tra diete low carb e low fat, con i vantaggi e gli svantaggi di entrambe.
Alla fine ad essere premiata è la qualità della dieta, la focalizzazione sul privilegiare alimenti non processati, evitare soprattutto i grassi trans. Chi abbia problemi di insulina potrebbe trarre giovamento da diete con pochi carboidrati, mentre le persone sane possono spaziare in un ampio range di percentuali di grassi e carboidrati senza accusare problemi (flessibilità metabolica).
Le diete chetogeniche sono particolarmente indicate per chi abbia difficoltà metaboliche coi carboidrati.
Le diete low carb ben formulate non hanno bisogno di eccessi di proteine in più, coprendo i fabbisogni calorici grazie alle fonti di grassi buoni.
Rimangono rilevanti questioni sull'epidemiologia nutrizionale, che potranno essere risolte solo con investimenti che dovrebbero essere prioritari nella ricerca medica.

In un piccolo studio di 8 settimane, a parità di calorie chi ha assunto pochi carboidrati a colazione è dimagrito 3,5kg in più. Questo potrebbe essere dovuto al prolungamento dell'ipoinsulinemia (insulina bassa) in seguito al digiuno notturno.


Aggiornamento 3/12/2018

La convenienza ad usare una dieta con pochi grassi o con pochi carboidrati per dimagrire dipende dalla soggettiva sensibilità al glucosio e all'insulina
Da un articolo del prof Ludwig.

Si sa dagli anni 50 del secolo scorso che chi si mette a dieta va a riprendere peso. E questo dipende soprattutto dal fatto che il metabolismo cambia. Non è solo una questione di volontà: nella battaglia tra volontà e metabolismo, il secondo vince.
La spiegazione può essere data dal modello carboidrati-insulina, al di là del dispendio calorico: lo studio effettuato in random ha dimostrato come le persone che hanno utilizzato una dieta low carb dimagrivano meglio e avevano maggiore dispendio energetico. E questo è durato 3 anni.
Infatti "Secondo l'ultimo studio del prof Ludwig, sostenitore del modello carboidrati-insulina, a parità di calorie le persone con dieta lowcarb hanno maggiore spesa energetica, specie se hanno insulina alta.
La grelina, ormone della fame e del risparmio energetico, e la leptina, ormone che aumenta nel sovrappeso e non funziona più correttamente nello stimolare la spesa energetica, si sono ridotti.
L'effetto di "vantaggio metabolico" si è mantenuto nel tempo, mettendo in evidenza che le calorie da carboidrati fanno ingrassare (o meglio sono più legate all'aumento di peso) più di quelle da grassi, nonostante il calo fisiologico della spesa energetica sia comunque presente."
Ludwig accusa inoltre il suo "rivale" KD Hall di aver falsificato i dati nella sua revisione del modello, perché si continui a sostenere che tutte le calorie sono uguali, e gli risponde alle criticità su questo lavoro.

Aggiornamento 3/12/2018

Quanto è importante l'indice glicemico? "I risultati di una metanalisi suggeriscono che le diete a basso indice glicemico possono avere un modesto impatto su peso, grasso corporeo, glicemia e lipidi.
Tuttavia, l'analisi dei sottogruppi lo dimostra chiaramente, non è il consiglio dietetico di per sé, ma l'attuazione di tale consiglio e la sua traduzione nella vita quotidiana ad essere importanti".
Quindi è necessario mantenere queste abitudini negli anni per mantenere il risultato.

Ridurre l'indice glicemico è efficace sia in persone senza problemi di controllo glicemico che in quelle con diabete

Aggiornamento 5/12/2018

Spesso le persone sono preoccupate, per non dire terrorizzate, dallo zucchero della frutta. Ma gli studi mostrano sempre più che lo zucchero da temere è quello aggiunto, presente nei biscotti, prodotti da forno, bibite gassate (soprattutto) ecc  o aggiunto da noi.
"L'evidenza indica che il fruttosio, specialmente a piccole dosi fino a 10 g / pasto (un livello ottenibile dalla frutta), potrebbe migliorare la glicemia grazie alla capacità del fruttosio-1-fosfato di regolare l'attività della glucochinasi attraverso la sua proteina regolatrice, con conseguente riduzione della produzione di glucosio epatico (gluconeogenesi) e aumento della sintesi del glicogeno".

L'analisi di alimenti specifici suggerisce che frutta e succhi di frutta non zuccherati, quando questi alimenti non forniscono calorie in eccesso, possono avere effetti benefici sul controllo glicemico e dell'insulina, specialmente nelle persone con diabete, mentre molti alimenti che aggiungono energia "povera di nutrienti" (calorie vuote) alla dieta, soprattutto bevande zuccherate e succhi di frutta, sembrano avere effetti dannosi.

Il basso indice glicemico (GI) del fruttosio rispetto ad altri carboidrati e un maggiore contenuto di fibre nella frutta, può aiutare a spiegare i miglioramenti dei livelli di glucosio nel sangue, rallentando il rilascio di zuccheri, affermano i ricercatori.
La metanalisi ha alcuni limiti, come piccole dimensioni del campione, brevi periodi di follow-up e una limitata varietà di alimenti in alcuni studi. Tuttavia, i punti di forza comprendono un processo di ricerca e selezione approfondito e una valutazione approfondita della qualità delle prove. Come tali, concludono: "Fino a quando non saranno disponibili maggiori informazioni, i professionisti della sanità pubblica dovrebbero essere consapevoli che gli effetti dannosi del fruttosio sulla glicemia sembrano essere mediati dall'energia e dalla fonte di cibo".

Aggiornamento 17/12/2018
Secondo una revisione sistematica dei dati disponibili, le diete come DASH, diete plant-based, a basso carico glicemico, chetogeniche e Paleo potrebbero migliorare l'umore più delle altre. In comune hanno tutte la caratteristica di avere un ad alto contenuto di nutrienti rispetto alle calorie

Aggiornamento 27/12/2018

I cereali raffinati si confermano alzare il rischio di steatosi epatica

Aggiornamento 11/1/2019

Uno studio su 300 persone è riuscito a mettere in relazione il metabolismo glucidico con il successo nella perdita di peso.
Le persone con glicemia alta ma insulina bassa perdono più peso (13 kg  dopo 2 anni) con una dieta low carb ad libitum (senza contare le calorie) mentre chi ha insulina alta ha convenienza a usare una dieta ipocalorica con pochi grassi.
Aggiornamento 13/1/2019

Secondo una revisione degli studi, la certezza dell'evidenza delle relazioni tra la qualità delle fonti di carboidrati e la prevenzione delle malattie è stata classificata come moderata per le fibre alimentari, da bassa a moderata per i cereali integrali, e da bassa a molto bassa per l'indice glicemico e il carico glicemico. "Le curve dose-risposta hanno suggerito che l'assunzione maggiore di fibre alimentari può conferire un beneficio a protezione dalle malattie cardiovascolari, dal diabete di tipo 2 e dal cancro del colon-retto e della mammella, oltreché dall'aumento di peso, di pressione e di colesterolo. Sono stati osservati risultati simili per l'assunzione di cereali integrali". La dose ideale è stata determinata tra i 25 e i 29g al giorno. "Le raccomandazioni per aumentare l'apporto di fibre alimentari e sostituire i cereali raffinati con cereali integrali dovrebbe portare benefici alla salute umana. Uno dei principali punti di forza dello studio è stata la capacità di esaminare gli indicatori chiave della qualità dei carboidrati in relazione a una serie di esiti di malattie non trasmissibili da studi di coorte e studi randomizzati in un singolo studio. I nostri risultati sono limitati alla riduzione del rischio nella popolazione in generale piuttosto che in quelli con malattia cronica". Ciò indica che funzionano bene in fase di prevenzione ma non necessariamente dopo che si è arrivati alla malattia.

Aggiornamento 9/2/2019
Nelle persone sovrappeso, interrompere la sedentarietà con 5 minuti di attività intensa aumenta l'ossidazione giornaliera dei carboidrati nei confronti dei grassi


Aggiornamento 12/2/2019

Spesso parliamo di indice glicemico, in riferimento a quanto un cibo stimoli un rialzo della glicemia. Ma le ricerche dimostrano che il picco glicemico postprandiale cambia a seconda di quello che mangiamo in relazione al tipo di microbi intestinali.
Così in futuro sarà possibile determinare la nutrizione personalizzata incrociando i dati dei nostri geni con quelli dei nostri microbi, e sapremo esattamente cosa mangiare per rimanere in salute.

Aggiornamento 13/2/2019
Secondo un trial in cui le persone erano lasciate libere di mangiare senza limiti (ma con pasti con le stesse calorie e gli stessi macronutrienti) "Eliminare gli alimenti industriali dalla dieta riduce l'assunzione di calorie e determina perdita di peso, mentre grandi quantità di alimenti ultra-elaborati nella dieta aumentano l'assunzione di energia e il peso. Limitare il consumo di alimenti ultra-elaborati può essere una strategia efficace per la prevenzione e il trattamento dell'obesità".
La differenza era quindi rappresentata da minerali e vitamine, che si perdono nel processo industriale e sono importanti per la sazietà.
Aggiornamento 4/3/2019
Negli USA hanno fatto fare colazione in classe per promuoverla e ridurre l'obesità... solo che i bambini sono ingrassati! Forse perché facevano colazione con cereali raffinati e dolci?

Aggiornamento 9/3/2019

I cereali integrali appaiono ridurre il rischio di tumore epatico
Aggiornamento 20/3/2019

Le diete low carb potrebbero alzare il rischio di fibrillazione atriale

Aggiornamento 26/3/2019
In una revisione degli studi prospettici, indice glicemico e carico glicemico sono proporzionali all'incidenza di malattie cardiovascolari. I criteri di causalità sono soddisfatti, quindi utilizzare fonti di carboidrati raffinati probabilmente aumenta il rischio cardiovascolare.
Gli autori concludono con "Le prove presentate supportano l'uso di questi marcatori di qualità alimentare delle fonti di carboidrati nelle linee guida dietetiche per la popolazione generale".
Aggiornamento 27/3/2019

Nei diabetici, sostituire le fonti di carboidrati raffinati con frutta oleosa porta a miglioramento della glicemia e dei parametri di rischio cardiovascolare

Aggiornamento 30/3/2019

Un cheat day (pasto libero) durante una dieta chetogenica può essere relativamente dannoso. Un carico di 75g di glucosio (equivalente ad una grossa bibita gassata o un piatto abbondante di pasta) altera la parete dei vasi sanguigni in persone sane dopo una settimana di cheto.

Aggiornamento 23/4/2019

Secondo un nuovo studio prospettico su circa 25 mila persone le diete low carb aumentano il rischio di morte da ogni causa.


Aggiornamento 18/5/2019

I punti salienti di una revisione narrativa dei dati nel dibattito sui grassi, tra gli autori Mozaffarian, uno dei maggiori epidemiologi nutrizionali al mondo.
Oltre al loro ruolo di combustibile metabolico, gli acidi grassi modulano diversi processi cellulari tra cui regolazione della trascrizione genica, struttura e funzione della membrana cellulare e degli organelli, attività dei canali ionici ed elettrofisiologia.
I diversi grassi, saturi, mono o polinsaturi, possono avere un diverso effetto sulla salute influenzando queste funzioni.
I diversi tipi di grassi hanno fonti dietetiche molto diverse, considerare le fonti alimentari e i tipi separatamente potrebbe essere più significativo per comprendere i loro effetti sulla salute.
L'evidenza generale sostiene fortemente i benefici cardiometabolici dei grassi polinsaturi, sia omega 3, soprattutto dei prodotti ittici, che omega 6.
Ma soprattutto le persone consumano cibi, non singoli acidi grassi. Pertanto, l'orientamento e le politiche per migliorare le diete della popolazione generale dovrebbero porre maggiore enfasi su alimenti specifici anziché sui tipi di grassi alimentari. Gli unici grassi sicuramente dannosi per la salute sono quelli trans, presenti in alimenti fritti e prodotti da forno. I grassi sono comunque importanti e le diete con un quantitativo troppo basso possono non essere salutari, così come le diete con eccessi. Il range ideale appare essere tra il 20 e il 35% delle calorie.
Per quanto riguarda i grassi saturi, vi è un'eterogeneità di effetti sulla salute legata ai diversi alimenti ricchi in saturi, come carne rossa non trasformata, carne lavorata, pollame, formaggio, yogurt, latte, noci, avocado e oli tropicali, in maniera simile a come avviene per le fonti di carboidrati, per cui sarebbe bene effettuare raccomandazioni su alimenti specifici più che su semplici percentuali. Una delle fonti principali, la carne rossa, è un alimento controverso. Mentre la carne processata è sicuramente dannosa, una o 2 porzioni a settimana di carne rossa sembrano non essere problematiche. Vi è ancora bassa evidenza che la carne grass-fed sia più sana, sebbene la paleodieta possa sicuramente portare a miglioramenti metabolici. Resta il forte impatto ambientale a creare problemi.
Altre fonti di grassi saturi sono gli oli tropicali. solitamente sconsigliati. Quelli vergini possono contenere importanti nutrienti, come i carotenoidi, vitamina E, potassio e composti fenolici, che potrebbero tutti avere benefici per la salute.
Per quanto riguarda i polinsaturi, il rapporto tra omega 3 e omega 6 può essere importante. Gli omega 3 possono essere integrati ragionevolmente e senza pericoli da persone che non mangiano pesce e hanno un rischio cardiovascolare noto. Sostituire calorie da carboidrati con omega 6 appare ugualmente benefico per il rischio cardiovascolare.

Aggiornamento 3/6/2019

L'ingestione contemporanea di zuccheri e grassi aumenta i grassi nel sangue (lipemia) molto più dei grassi abbinati alle proteine. In particolare il fruttosio aumenta i trigliceridi plasmatici e la produzione endogena di grassi (acido palmitico).
Le fibre invece riducono la lipemia postprandiale. Ecco perché mangiare un frutto a fine pasto o un dolce ha un effetto ben diverso.
Aggiornamento 5/6/2019
Una scoperta può aiutarci a capire se le persone hanno convenienza a utilizzare una dieta con pochi carboidrati o meno.
Un gene, CLTCL1, che codifica per una proteina che modula l'effetto dell'insulina sui carboidrati, può avere una mutazione. Questa mutazione si è probabilmente diffusa dopo che la specie umana ha iniziato a utilizzare l'agricoltura, ed è quindi passata a diete con più alto quantitativo glucidico rispetto a quelle da cacciatore-raccoglitore.
"I ricercatori dicono che mentre questa variante genetica non gioca un ruolo diretto nello sviluppo del diabete, avere la variante più antica può rendere le persone più suscettibili a sviluppare il diabete, e può anche esacerbare la resistenza all'insulina coinvolta nel diabete [con le diete moderne]".
"La versione precedente di questa variante genetica probabilmente era utile ai nostri antenati in quanto avrebbe aiutato a mantenere livelli più elevati di zucchero nel sangue durante i periodi di digiuno, in tempi in cui non avevamo un accesso così facile ai carboidrati, e questo ci può aver aiutato ad evolvere il nostro cervello", ha detto un autore, il dott. Matteo Fumagalli.
La mutazione è più diffusa tra le popolazioni occidentali ed è molto rara tra le tribù di cacciatori-raccoglitori moderne.
Aggiornamento 7/6/2019
Il metilgliossale è un composto che si forma quando la glicemia è alta e attiva la UPR, una risposta fisiopatologica che determina la formazione di proteine aberranti e attiva le vie infiammatorie e protrombotiche che favoriscono le malattie cardiovascolari
Aggiornamento 12/6/2019

Un'analisi degli studi prospettici di coorte fornisce una solida evidenza che le diete con più alto indice e carico glicemico, indipendentemente dalla fibra alimentare, innalzano il rischio di diabete di tipo 2 tra le persone sane, e queste conclusioni sono importanti per la salute pubblica. La relazione è probabilmente causale pur non trattandosi di studi con gruppo di controllo.
Questa relazione viene confermata anche da altre metanalisi.


Aggiornamento 17/6/2019
Secondo una revisione degli studi sull'applicazione delle linee guida nel diabete gestazionale, esse sono poco applicabili ed efficaci e non tengono conto della necessità di un team multidisciplinare.
La miglior cosa che possiamo consigliare è probabilmente di mangiare abbastanza proteine e tenere basso l'indice glicemico (evitando cibo-spazzatura)
Aggiornamento 23/6/2019
In un piccolo studio, la dieta lowcarb migliora i parametri della sindrome metabolica indipendentemente dalla perdita di peso
Aggiornamento 20/7/2019
Secondo l'OMS World Health Organization (WHO)​ molti cibi indicati per bambini non lo sono affatto, avendo zuccheri aggiunti che sono dannosi per il futuro del bambino e non vanno introdotti così presto. Gli alimenti che contengono naturalmente zuccheri come frutta e verdure vanno invece bene.
Aggiornamento 7/8/2019
Una dieta ad alto contenuto di carboidrati, ma comunque in stile paleo, può essere usata nelle malattie autoimmuni come il lupus
Aggiornamento 26/8/2019
Secondo una metanalisi di studi controllati i cereali integrali non aiutano a dimagrire. Questo va a complicare il quadro, visto che sono normalmente consigliati nelle linee guida attuali. Probabilmente è vero che in certe persone va meglio una astinenza, almeno temporanea, dai carboidrati, ma in alcuni sappiamo bene come funzionano. Le condizioni dei trial poi sono sempre diverse dalla realtà. Inoltre è stata data una definizione bizzarra di "cereale integrale", che inseriva dal cereale a chicco ai biscotti integrali, che di integrale poco hanno 🤦‍♂️🤦‍♂️
Aggiornamento 27/8/2019

La dieta occidentale, ricca di zuccheri raffinati, sta favorendo la selezione di ceppi di C. difficile, batterio responsabile di diarrea quasi incurabile, ancora più resistenti e contagiosi
Aggiornamento 7/9/2019
Ennesima conferma che la sugartax sia una cosa buona e giusta. Tassare le bibite zuccherate in base al quantitativo effettivo di zucchero (e non a quello di bibita) riduce del 22% il consumo e causa una riduzione del peso di oltre un kg, riducendo obesità e diabete del 2% (in numeri negli USA: 2 milioni di obesi e 36 mila diabetici in meno), con un risparmio sui costi sanitari di 1,4 miliardi di $ all'anno.
Aggiornamento 29/9/2019
Le donne dovrebbero considerare di limitare il consumo di zuccheri aggiunti durante la gravidanza, e anche le bibite light non sono un'alternativa ideale.
In uno studio fatto su oltre 1200 donne, un maggiore consumo di saccarosio (zucchero) in gravidanza e l'assunzione di bibite zuccherate da parte delle madri erano associati a una scarsa funzione cognitiva della prole. "Il consumo materno di saccarosio è stato associato a scarse capacità non verbali per risolvere nuovi problemi e scarsa memoria verbale, memoria visiva e apprendimento; il consumo materno di bibite gassate (SSB) è stato associato a minore intelligenza globale associata sia alla conoscenza verbale che alle abilità non verbali. Inoltre, il consumo di SSB nella dieta materna è stato associato a scarse capacità motorie, visive spaziali e motorie visive nella prima infanzia e scarse capacità verbali più avanti. Il consumo di SSB nell'infanzia era associato a una minore intelligenza verbale nell'infanzia".
Il consumo di frutta nei bambini è invece risultato associato con maggiore intelligenza.
Aggiornamento 30/9/2019

Ogni tanto ritorna il mito secondo cui lo zucchero sia necessario per il cervello, portato avanti da nutrizionisti prezzolati o da ingenui a digiuno di biochimica. L'unica cosa che si sa per ora è che lo zucchero a livello cerebrale riduce il glutatione (principale antiossidante cellulare) e aumenta lo stress ossidativo e la malondialdeide.
Aggiornamento 7/10/2019

Continua il duello tra Ludwig e Hall sull'effettiva importanza dell'insulina e dei carboidrati nel guadagno e nella perdita di peso.

Il fruttosio è tossico per i mitocondri, soprattutto nell'ambito di una dieta ad alto contenuto di grassi (guarda caso entrambi gli ingredienti sono contenuti nel cibo spazzatura). Il fruttosio modifica il metabolismo dei mitocondri e le loro proteine, riducendo le capacità ossidative e aumentando la sintesi di grassi, e "questo potrebbe contribuire all'associazione dell'elevata assunzione di fruttosio con lo sviluppo dell'obesità e delle sue complicanze metaboliche".
Aggiornamento 24/10/2019
La Endocrine Society ha emesso nuove linee guida sulla gestione della glicemia in chi assume insulina. Controllare la glicemia un'ora e due ore dopo l'inizio del pasto, assumere il pasto glucidico per ultimo, iniziando dall'insalata e dalle proteine, utilizzare dei supplementi che possano ridurre la glicemia postprandiale (500mg di vitamina C 2 volte al giorno, fibre viscose, un cucchiaino di aceto, facendo attenzione allo smalto dei denti) prima del pasto, passeggiare 10 minuti dopo il pasto. Questo può aiutare a ridurre la necessità di insulina e facilitare il dimagrimento.
Aggiornamento 1/11/2019
Eliminare le bevande zuccherate in un ufficio per 10 mesi ha contribuito a ridurre la circonferenza addominale tra gli impiegati
Aggiornamento 7/11/2019
In persone con diabete difficile da controllare, la dieta low carb può ridurre gli episodi di ipoglicemia e i farmaci utilizzati.
Aggiornamento 13/11/2019
In soli 2 giorni una dieta con alte quantità di zucchero aumenta la suscettibilità alla colite nei topi. Questo avviene alterando il microbiota, promuovendo i batteri patogeni come E. coli, inibendo la produzione di SCFA e aumentando la permeabilità intestinale. Aggiungere acetato riduce la suscettibilità.
Aggiornamento 27/11/2019
Appena uno scrve che lo zucchero non fa male, ecco che appare lo studio che lo smentisce
Sempre più prove ad esempio legano zucchero e ipertensione, mentre solitamente ci si preoccupa solo del sale.
Il fruttosio ad esempio stimola la ritenzione di sodio tramite l'angiotensina II (guarda un po' proprio l'ormone bloccato dai farmaci antipertensivi), e il suo assorbimento a livello intestinale, aumentando la pressione (e la cellulite...).
Inoltre lo zucchero è ben noto per stimolare l'aumento di peso e il grasso, soprattutto viscerale, aumenta la pressione. Invece la frutta, che contiene fibre, vitamine, sostanze fitochimiche e minerali (soprattutto potassio) ma anche naturalmente zuccheri è associata a riduzione della pressione
Aggiornamento 8/12/2019
L'insulina stimola la lipogenesi (DNL), ossia la sintesi di grassi endogena. Mentre questa via è quasi trascurabile nelle persone normali, è discretamente attiva in persone con alterazioni metaboliche (insulinoresistenza, sindrome metabolica, diabete, invecchiamento), e può quindi condizionare l'aumento di peso e rendere più difficile dimagrire.
"Oltre all'eccesso calorico, i macronutrienti esercitano effetti specifici modulando la secrezione enteroendocrina e, a loro volta, le isole pancreatiche [con aumento del rapporto insulina/glucagone] e la funzione cerebrale prima di raggiungere il letto splancnico per stimolare direttamente la secrezione di insulina e l'ingresso [dei nutrienti] nel fegato. Solo il 33% circa dei carboidrati nella dieta entra nel fegato e si ritiene che i grassi nella dieta ammontino solo al 10-20% del pool di acidi grassi epatici. Tuttavia, i macronutrienti possono fornire substrati per l'acetil-CoA epatico" che attiva i sensori nutrizionali e fornisce i substrati per la lipogenesi.
Nelle persone con diabete "l'ingestione di due pasti ad alto tasso glucidico rivelano le anomalie metaboliche: i carboidrati ingeriti vengono deviati dalla sintesi di glicogeno muscolare al fegato, dove la disponibilità aumentata di carboidrati e l'iperinsulinemia compensativa promuovono la DNL epatica, sintesi di trigliceridi epatica e secrezione di VLDL, ipertrigliceridemia e riduzione nel plasma delle HDL".
In tutto questo gioca un ruolo importante l'ipotalamo e l'infiammazione che lo colpisce, che altera il controllo sui nutrienti e influenza il loro destino metabolico.
Aggiornamento 21/12/2019
Due medici trentini raccontano, nel loro case-study, come lo zucchero sia correlato con i dolori reumatici del loro paziente. L'uomo, 66 anni, ha visto scomparire i suoi dolori tendinei e articolari escludendo lo zucchero, e quando l'ha reintrodotto per alcune feste, i dolori si sono ripresentati. I medici spiegano il nesso: lo zucchero attiva mTOR, un sensore cellulare dei nutrienti, presente in qualsiasi cellula. In quelle immunitarie questa proteina attiva l'infiammazione, e stimola le cellule Treg (antinfiammatorie) a trasformarsi in Teff, produttrici di citochine infiammatorie.
Concludono gli autori scrivendo "Gli individui possono cercare di evitare l'assunzione di zucchero e/o gli eccessi alimentari in generale e provare a fare più attività fisica e/o digiuni (sotto controllo) e osservare se questo è seguito da benefici per la salute a breve termine. I benefici a lungo termine di tali comportamenti riguardo alla salute e alla prevenzione delle malattie sono stati per lungo tempo ampiamente accettati e dimostrati da studi epidemiologici e interventistici".
Aggiornamento 30/12/2019
I bambini che bevono latte intero hanno il 39% in meno di rischio di essere sovrappeso rispetto a quelli che bevono latte scremato o parzialmente scremato. Sembrerebbe una vittoria di chi è contro i cibi light e a favore dei grassi saturi, ma è comunque una metanalisi di studi osservazionali quindi non può stabilire un legame di causa-effetto
Aggiornamento 22/1/2020
Indipendentemente dalla quantità di carboidrati (alta o bassa), la mortalità si riduce con una dieta di qualità, e viceversa aumenta con alimenti di scarsa qualità. "Questi risultati suggeriscono che le associazioni delle diete low carb o high carb con la mortalità possono dipendere dalla qualità e dalle fonti alimentari dei macronutrienti (e non dalla loro quantità)".
Aggiornamento 29/1/2020
L'assunzione moderata di uova 🍳🍳 (circa un uovo al giorno) nella maggior parte delle persone non sembra aumentare il rischio di malattie cardiovascolari o la mortalità anche in persone con storia di malattie cardiovascolari 💔 o diabete 🍰. Questo emerge da un'analisi dello studio PURE (quello che metteva sotto accusa i carboidrati) assieme ad altri 2 studi.
Aggiornamento 10/2/2020
In uno studio sui topi il modello insulina-carboidrati di Ludwig viene supportato solo parzialmente.

Aggiornamento 15/2/2020
L'emicrania arriva quando si alzano i livelli di glucosio nel sangue. Meglio quindi un'alimentazione che stabilizzi la glicemia, chetogenica o a basso indice glicemico per esempio.

Aggiornamento 5/3/2020
I dolcificanti artificiali (LCS) sono spesso sospettati di creare problemi metabolici. Secondo uno studio, questo avviene se vengono accoppiati a pasti con carboidrati (esempio: bibita light con patatine fritte). "Ciò solleva la possibilità che l'effetto combinato possa contribuire in modo determinante all'aumento dell'incidenza del diabete di tipo 2 e dell'obesità. In tal caso, l'aggiunta di LCS per aumentare la dolcezza degli alimenti e delle bevande contenenti carboidrati dovrebbe essere scoraggiata e il consumo di bevande dietetiche durante i pasti dovrebbe essere sconsigliato". "Il succo del discorso", ha affermato Small, che dirige anche la divisione di psichiatria nutrizionale di recente formazione di Yale, "è che, almeno in piccole quantità, le persone possono tranquillamente bere una bibita dietetica, ma non dovrebbero aggiungere patatine fritte".

Aggiornamento 20/3/2020
Si parla spesso del legame tra ingestione di carboidrati, in particolare fruttosio, e sintesi dei grassi endogena.
Il consumo di grandi quantità di fruttosio (esempio: bibita zuccherata) attiva la de novo lipogenesi (DNL, sintesi dei grassi) grazie all'acetato. "Un doppio meccanismo può spiegare il più alto potenziale lipogenico del fruttosio rispetto al glucosio, almeno nel contesto del consumo di zucchero ad alte dosi, in quanto l'intestino tenue assorbe rapidamente anche grandi carichi di glucosio, mentre il fruttosio raggiunge il microbiota intestinale, che genera acetato. Se ingerito più gradualmente, il fruttosio può stimolare la DNL in modo ACLY-dipendente (ATP citrato liasi dipendente, enzima attivato dai carboidrati, che genera acetilCoa, base di partenza per i grassi e il colesterolo). Tuttavia, anche l'acetato di altre fonti è facilmente disponibile per il fegato, il che rende ACLY disponibile per DNL anche quando il fruttosio viene gradualmente consumato. L'acetato è probabilmente insufficiente per innescare un aumento di DNL in assenza del segnale lipogenico derivato dallo zucchero. Pertanto, sarà importante definire come il fruttosio interagisce con fonti alimentari di acetato come etanolo e fibre fermentabili. I dati attuali mostrano un'interazione precedentemente non apprezzata tra la dieta, il microbioma intestinale e il metabolismo degli organi che contribuisce alla steatosi epatica indotta dal fruttosio." In pratica sembra che lo zucchero abbia un ruolo chiave per la sintesi endogena dei grassi (e il loro accumulo nel fegato).
Aggiornamento 24/3/2020
La dieta lowcarb appare utile nella sindrome dell'ovaio policistico, specie se c'è insulinoresistenza elevata. L'insulinoresistenza, migliora tanto più alte sono le proteine. Invece il dimagrimento in sé porta a miglioramento solo nella metà degli studi.
Aggiornamento 31/3/2020
La flessibilità metabolica (MF) è la capacità di un soggetto di "cambiare carburante", ossia passare facilmente dal consumo di carboidrati a quello di grassi (o viceversa). Le persone con scarsa MF tendono più ad accumulare grasso, e tendono a recuperare più peso in seguito alle diete. La MF sembra essere ridotta dai grassi liberi nel sangue (NEFA).
"In soggetti sani con normale regolazione del glucosio, abbiamo identificato un nuovo fenotipo metabolico in cui la ridotta capacità di cambiare carburante in risposta a un sovraccarico di grassi (pasto ad alto contenuto di grassi) è un fattore determinante per un maggiore aumento di peso. In particolare, le persone che sono più metabolicamente non flessibili ai lipidi possono aumentare di peso nel tempo rispetto agli individui in grado di regolare prontamente l'ossidazione dei macronutrienti per favorire l'ossidazione dei lipidi in un contesto di eccedenza di grasso. I nostri dati indicano che i futuri interventi mirati alla selezione del carburante possono rendere le persone più "metabolicamente flessibili" ai grassi alimentari, aiutando a prevenire o curare l'obesità

Aggiornamento 3/4/2020
La maggior parte delle diete (in questo caso sono state esaminate diete bilanciate, lowcarb e lowfat) porta a modesto dimagrimento e miglioramento di indici di rischio cardiovascolare (come l'ipertensione) nei primi 6 mesi, ma spesso questi positivi cambiamenti spariscono a 12 mesi. Quindi è il caso di focalizzarsi su cambiamenti duraturi più che su particolari regimi seguiti solo per breve tempo. "Sebbene sia scientificamente interessante esplorare le distribuzioni dei macronutrienti nelle diete, mangiamo cibi non nutrienti. Poiché le linee guida dietetiche nazionali non riescono a fare colpo sul pubblico, adottare un approccio basato sul cibo incoraggiare gli individui a consumare più verdure, legumi e cereali integrali e meno zucchero, sale e alcool appare un buon consiglio".
Aggiornamento 20/4/2020
L'ipotalamo secerne 2 ormoni che rallentano il metabolismo: NPY e AgRP. Cosa regola il loro rilascio? Quando c'è un surplus energetico (ossia mangiamo abbastanza) i neuroni usano glucosio e rilasciano segnali per cui la loro produzione si riduce, e consumiamo di più e siamo più sazi. In caso di deficit energetico (mangiamo poco) i neuroni usano grassi e questo porta ad un aumento degli ormoni (con riduzione del consumo e aumento della fame). Il consumo così è sempre adattato alla disponibilità di energia, in barba a "se dimagrite consumate di meno perché siete più leggeri". La fisiologia è ben altra e molto più complessa.
Aggiornamento 22/5/2020

Le calorie sono tutte uguali? mentre questo può essere vero genericamente a livello di persone normali, non lo è sicuramente nel caso patologico. La steatosi epatica è una condizione di accumulo di grasso nel fegato, tessuto che normalmente ne ha in minima quantità. Non esistono trattamenti farmacologici approvati per questa condizione, tipica del sovrappeso e del diabete. La dieta chetogenica, così come la dieta lowcarb, migliorano questa condizione e possono così essere considerate alla stregua di un farmaco. "La convinzione comune che aumentare l'assunzione di grassi nella dieta porta inevitabilmente al fegato grasso e previene la perdita di massa grassa è stata recentemente smentita da un esperimento elegante, dimostrando che una dieta ad alto contenuto di grassi e normocalorica inibisce la de novo lipogenesis (sintesi dei grassi endogena) e induce l'ossidazione degli acidi grassi, portando a perdita di peso e riduzione del contenuto di grasso epatico". Al contrario, una dieta ipercalorica bilanciata (cioè sia con carboidrati che grassi) riduce l'ossidazione intraepatica dei grassi e aumenta la lipogenesi a partire principalmente dai carboidrati e non dai substrati lipidici, portando allo sviluppo della steatosi. Questi effetti sono dovuti principalmente ai livelli di insulina, spinti soprattutto dall'introduzione di carboidrati, che controllano l'ossidazione dei grassi, come ci insegnano al secondo anno di università.
Aggiornamento 28/5/2020
Nelle persone che hanno perso peso, l'alimentazione iperglucidica aumenta il rapporto insulina/glucagone rispetto a una dieta lowcarb. Questo rende l'energia del cibo meno disponibile, bloccando l'ossidazione dei grassi soprattutto nel periodo postprandiale, "indirizzando" i grassi all'accumulo piuttosto che alla fornitura di energia, in accordo col modello carboidrati-insulina del prof Ludwig
Aggiornamento 30/5/2020
La dieta lowcarb può aumentare la spesa energetica in persone dimagrite, sia a riposo che nell'attività fisica. In particolare "ridotte concentrazioni di insulina e grelina possono aumentare il dispendio energetico, in parte attraverso l'attivazione dell'attività del tessuto adiposo bruno", mente il glucagone attraverso altre vie. Anche la sensibilità leptinica migliora, fattore associato con un minor rischio di recupero del peso. L'effetto è stimabile tra le 200 e le 300kcal al giorno o 50Kcal ogni 10% di riduzione dei carboidrati
La proteina p53 blocca i tumori sul nascere, bloccando la replicazione cellulare quando ci siano errori nel DNA. Alterazioni della glicolisi possono bloccare la sua funzione, grazie all'effetto Warburg e alla eccessiva produzione di lattato che non può uscire dalla cellula. L'effetto si stima essere presente nell'80% dei tumori.
Aggiornamento 25/6/2020
L'indice glicemico e il carico glicemico sono legati al rischio di diabete e di malattie cardiovascolari (infarto e ictus). Il consumo di cereali con fibre è invece protettivo, ma solo con un carico glicemico moderato, ossia entro certe quantità.
Aggiornamento 26/6/2020
Una nuova posizione dei cardiologi americani che farà molto discutere. "Il pregiudizio di vecchia data nei confronti degli alimenti ricchi di grassi saturi (SFA) dovrebbe essere cambiato al fine di raccomandare diete costituite da alimenti sani". Infatti l'evidenza scientifica attuale appare essere che i grassi saturi non aumentano il rischio cardiovascolare né di diabete se provengono da cibi non processati. "Le diete povere di carboidrati e ad alto contenuto di grassi saturi (lowcarb), che sono popolari per la gestione del peso corporeo, possono anche migliorare gli endpoint delle malattie metaboliche in alcuni individui, ma [bisogna sottolineare] che gli effetti sulla salute dei carboidrati alimentari, proprio come quelli dei grassi saturi, dipendono dalla quantità, dal tipo e qualità dei carboidrati, fonti alimentari, grado di lavorazione, ecc". Insomma bisogna abbandonare il paradigma della quantità dei grassi saturi, passando alla loro qualità e origine alimentare. In sintesi:
-Diversi SFA hanno diversi effetti biologici, che sono ulteriormente modificati dalla matrice alimentare e dal contenuto di carboidrati nella dieta
-Diversi alimenti relativamente ricchi di SFA, come latte intero, cioccolato fondente, uova e carne non trasformata, non sono associati ad un aumento del rischio cardiovascolare o diabete
-Non ci sono prove concrete che gli attuali limiti superiori arbitrari a livello di popolazione sul consumo di grassi saturi negli Stati Uniti ridurranno la mortalità o il rischio cardiovascolare.
Aggiornamento 4/7/2020
Il fruttosio quando arriva al fegato stimola la lipogenesi, ossia la produzione di grassi a partire da altre molecole (solitamente metaboliti dei carboidrati). Questo non succede se le quantità di fruttosio sono piccole, perché l'intestino lo catabolizza e gli impedisce di arrivare al fegato. Se invece le quantità sono alte (dolci, zucchero, bibite zuccherate) si supera la capacità di "scudo" dell'intestino. E così le calorie vengono più facilmente immagazzinate Nell'uomo sano questa via metabolica è poco attiva, ma in una persona con steatosi il grasso endogeno epatico può essere fino al 38%. Anche l'infiammazione intestinale (colite) può ridurre la funzione di scudo. Non a caso MICI, diabete e steatosi vanno spesso a mano presa, e per queste persone evitare il fruttosio industriale è d'obbligo. Nonostante contenga fruttosio, la frutta sembra essere salutare, probabilmente perché il suo contenuto di fibre rallenta l'assorbimento del fruttosio. Una teoria simile è stata formulata dal prof Dioguardi per l'aminoacido glutammina.
Aggiornamento 9/7/2020
Le calorie da zucchero si depositano più facilmente nel grasso ectopico, quello che circonda gli organi e aumenta infiammazione e i rischi per la salute. "L'assunzione a lungo termine di zuccheri aggiunti e bevande zuccherate è associata a un maggiore volume di tessuto adiposo pericardico, tessuto adiposo viscerale e tessuto adiposo sottocutaneo. Poiché questi depositi di grasso ectopico sono associati a un maggior rischio di incidenza di malattia, questi risultati supportano la limitazione dell'assunzione di zuccheri aggiunti e bevande zuccherate. I nostri risultati supportano i continui sforzi globali di salute pubblica per ridurre l'assunzione di zuccheri aggiunti (AS), come le raccomandazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e le linee guida dietetiche del 2015 per gli americani per limitare AS e l'inclusione degli AS nel nuovo panel sui Valori Nutrizionali, insieme all'obbligatorietà delle informazioni sui nutrienti".

Aggiornamento 20/8/2020

Stanno arrivando le nuove linee guida americane 2020 sull'alimentazione, e come spesso accade probabilmente verranno utilizzate come base per quelle europee. Tra le novità previste, si ridurranno le quantità di alcol e zuccheri previste (per gli uomini max un drink al giorno come le donne, gli zuccheri aggiunti passeranno dal 10 al 6% delle calorie totali). Si parla esplicitamente di calorie vuote legate al rischio di malattia (stranamente qualche chimico parlava di nessuna evidenza scientifica per questo termine: cambiare mestiere no?), sottolineando che si tratta di zuccheri con effetto diverso da quelli naturalmente presenti nei cibi (le calorie non sono tutte uguali). Si darà inoltre più importanza all'alimentazione in gravidanza, allattamento e crescita, includendo la colina tra i nutrienti essenziali per lo sviluppo cerebrale, la cui fonte principale è spesso l'uovo.

Aggiornamento 23/8/2020

La dieta a basso indice glicemico è efficace nelle donne con ovaio policistico, riducendo testosterone, resistenza insulinica, colesterolo, trigliceridi, circonferenza addominale. Sono necessari ulteriori studi per provare il suo effetto sull'infertilità e il rischio cardiovascolare

Aggiornamento 26/8/2020

I carboidrati sono nemici del giro vita? Almeno dopo una certa età parrebbe di sì. La dieta chetogenica lowcarb (LCD), senza tener conto delle calorie, ha determinato in un gruppo di persone (età 60-75 anni) un dimagrimento con salvaguardia della massa magra, rispetto a una dieta classica (LFD), con particolare perdita del grasso viscerale (-22,8% vs -1%) e quindi probabile miglioramento dello stato metabolico, come evidenziato dall'aumento di HDL e diminuzione di HOMA-IR, insulina a digiuno e trigliceridi (TG) rispetto alla LFD. Le persone hanno volontariamente ridotto le calorie, senza che fossero date indicazioni, ma il gruppo LCD ha perso molto più peso, mangiando anche 3 uova al giorno, "tuttavia, è anche possibile che una ridotta assunzione di carboidrati abbia influenzato la secrezione e la clearance dell'insulina, consentendo in definitiva una maggiore deplezione dei depositi di tessuto adiposo viscerale, meno insulino-sensibili, che richiedono maggiore insulina per il mantenimento". Inoltre si è avuto un miglioramento del profilo lipidico perché "Anche durante l'alimentazione isocalorica, le diete ricche di carboidrati stimolano la lipogenesi de novo (DNL) con aumenti proporzionali dei TG plasmatici. Il processo di DNL epatica genera acidi grassi da altri substrati per la sintesi/secrezione di lipoproteine e contribuisce indirettamente alla produzione di TG. Il malonil-CoA è un substrato generato durante il DNL che inibisce la carnitina palmitoil transferasi, l'enzima limitante la velocità nel trasporto degli acidi grassi a catena lunga nei mitocondri per l'ossidazione". Con la riduzione dei carboidrati i lipidi entrano più facilmente nel mitocondrio per essere ossidati.

Aggiornamento 14/9/2020

A parità di calorie, una dieta lowcarb e alta in proteine (e grassi) riduce le escursioni glicemiche del 40% in diabetici che assumono metformina.


Aggiornamento 23/9/2020

Senza variare calorie e percentuali di macronutrienti, in persone obese, in una dieta in cui si aumentano le bibite gassate come fonte di carboidrati vi è una spesa energetica inferiore di 136 kcal al giorno. Questo indica un effetto negativo di rallentamento del metabolismo, che si tradurrebbe in un aumento di peso di 7 kg all'anno

Aggiornamento 4/10/2020

Perché l'alimentazione odierna favorisce l'aumento delle malattie non trasmissibili e a volte la sola dieta non è sufficiente a correggere i problemi? La scarsa quantità di fibra porta a perdita di specie batteriche benefiche che la sola dieta non sempre ripristina, e favorisce i degradatori di muco, che invece aumentano l'infiammazione.
"I processi industriali riducono significativamente la quantità di contenuto di MAC (carboidrati accessibili al microbiota, fibre in sostanza) nella dieta occidentale, rispetto al contenuto della dieta dei nostri antenati. Il basso consumo di MAC non solo ha impatti dannosi sul microbiota intestinale in particolare, ma anche sull'ospite nel suo insieme. Favorisce lo sviluppo di malattie e aumenta la mortalità, come dimostrato da studi preclinici e clinici. Il basso consumo di MAC nel corso delle generazioni porta alla completa scomparsa di ceppi batterici benefici in uno studio preclinico. [...] L'unico trattamento in grado di correggere questo “microbiota alterato” è costituito da interventi dietetici e probiotici combinati. Ciò potrebbe spiegare la scarsa efficacia dei trattamenti esclusivi con i probiotici negli esseri umani, poiché i probiotici potrebbero non crescere in un ambiente disbiotico, perché non abbinati a una dieta ricca in fibra. Pertanto, gli interventi dietetici insieme alla somministrazione di ceppi batterici benefici potrebbero essere un trattamento economico per gestire la maggior parte delle malattie dello stile di vita occidentali non trasmissibili" come asma, allergie, sindrome metabolica ecc.

Aggiornamento 10/10/2020

Dopo 18 mesi di dieta in persone diabetiche, chi ha seguito una low carb (90g di carboidrati al giorno) ha avuto un miglior controllo glicemico e ridotto pressione e circonferenza rispetto a una dieta classica

Aggiornamento 17/10/2020

L'antica nozione, sempre ritenuta solamente aneddotica, secondo cui gli zuccheri attivassero comportamenti violenti, impulsivi, aggressivi, ridotta concentrazione ecc, in particolare nei bambini con ADHD, ha oggi basi più solide. Come spesso accade, è coinvolto il sistema energetico dei mitocondri. "Presentiamo le prove che il fruttosio, abbassando l'energia nelle cellule, innesca una risposta (di ricerca) di foraggiamento simile a quella che si verifica durante la fame", ha detto l'autore principale Richard Johnson, MD, professore presso la University of Colorado School of Medicine nel CU Anschutz Medical Campus. Per motivi evolutivi di sopravvivenza infatti, essere a corto di cibo ci spinge a essere più aggressivi. In natura le uniche fonti di fruttosio sono frutta e miele, ma le quantità necessarie per innescare i comportamenti sono raggiunte solo con i prodotti contenenti HFCS industriale o zucchero aggiunto. Il fruttosio in questo modo altera la capacità mitocondriale di produrre energia, favorendo la produzione endogena di grasso (lipogenesi), riducendo l'ossidazione dei grassi e lasciando le cellule a corto di energia e incoraggiando così un comportamento aggressivo, esplorativo e impulsivo che aiutava i nostri antenati a sopravvivere alla carenza di cibo. Anche l'acido urico derivato dal fruttosio sembra implicato nei comportamenti maniacali, depressivi e impulsivi. Alcune forme di recettore della dopamina possono rendere le persone più predisposte per questi problemi, insieme alla resistenza leptinica.

Aggiornamento 14/11/2020

Nutrizione nello sportivo. Può la disponibilità di carboidrati influenzare performance e utilizzo dei grassi?
Nei soggetti allenati, la disponibilità di carboidrati (CHO), grassi e proteine ​​endogeni ed esogeni prima e durante l'esercizio può influenzare le risposte acute e a lungo termine all'esercizio aerobico. Acutamente, l'ingestione di CHO inibisce la combustione dei grassi, tuttavia mancano prove che dimostrino una maggiore capacità di bruciare i grassi dopo un allenamento a lungo termine a digiuno. Risultati contrastanti relativi all'influenza dell'ingestione di CHO sulla segnalazione mitocondriale possono essere correlati alla quantità di carboidrati consumati e all'intensità dell'esercizio. Il consumo di quantità> 120 g di CHO prima dell'esercizio submassimale ha attenuato la produzione mitocondriale di proteine (e quindi l'ossidazione dei grassi), mentre questo non succede se i CHO sono inferiori ai 70 g, tuttavia la disponibilità di CHO sembra avere effetti minimi dopo l'esercizio di tipo HIIT. Le prestazioni sono migliorate dopo l'ingestione di CHO pre-esercizio per esercizi di durata lunga ma non per quelli brevi, mentre i cambiamenti delle prestazioni indotti dall'allenamento a seguito di varie strategie nutrizionali pre-esercizio variano in base al tipo di protocollo nutrizionale utilizzato.

Aggiornamento 24/11/2020

L'uso di zuccheri aggiunti è associato con il rischio tumorale, soprattutto di tumore a seno (+ 47%) nelle donne in premenopausa (+95%). Questo avviene indipendentemente dal sovrappeso.
"Più specificamente, zuccheri aggiunti, saccarosio e zuccheri da bevande zuccherate, latticini e dessert a base di latte erano associati ad un aumento del rischio di cancro al seno". "Anche in assenza di aumento di peso, altri meccanismi come lo stress ossidativo, l'infiammazione e la resistenza all'insulina possono essere favoriti dall'assunzione di zucchero. Assunzioni elevate di zucchero aumentano le risposte glicemiche postprandiali, che stimolano la produzione di molecole pro-ossidanti (ad esempio, perossinitrito) e inducono danni al DNA, aumentando il rischio di cancro. Un'assunzione eccessiva di zucchero può anche generare prodotti finali di glicazione avanzata endogena (AGEs), che sono metaboliti altamente reattivi con conseguente secrezione di citochine e aumento dei marker di produzione di stress ossidativo. Alte assunzioni di zuccheri raffinati comportano anche una maggiore concentrazione di marcatori infiammatori (proteina C-reattiva e IL-6). A sua volta, l'infiammazione aumenta le concentrazioni di IGF1-BP e altera l'espressione genica, inducendo la proliferazione e la differenziazione cellulare e favorendo la cancerogenesi. [...]
I dati suggeriscono che gli zuccheri possono rappresentare un fattore di rischio modificabile per la prevenzione del cancro. A livello globale, l'implementazione della tassa sulle bevande zuccherate e sugli alimenti, nonché altre politiche relative allo zucchero (ad esempio, la regolamentazione della pubblicità e del marketing alimentare, la fissazione di standard di riferimento che limitano il contenuto di zucchero in base alle categorie di prodotti), è attualmente dibattuta. In un contesto in cui il consumo di zucchero è in aumento nei paesi occidentali e si aggiunge ai suoi effetti dannosi cardiometabolici ben consolidati, questi risultati contribuiscono a costruire la base di prove che suggeriscono che le politiche di salute pubblica che affrontano l'assunzione di zucchero dovrebbero anche considerare il loro ruolo nell'eziologia del cancro"

Aggiornamento 6/12/2020

Che effetto hanno le diete lowcarb sulla spesa energetica? Sempre sottolineando che non siamo tutti uguali, nelle prime 2 settimane e mezzo vi è una riduzione della spesa energetica, dopodiché un aumento di 50kcal al giorno ogni 10% di calorie totali in meno da carboidrati.
"Questa scoperta supporta una previsione del modello carboidrati-insulina e suggerisce un meccanismo per cui la riduzione dei carboidrati nella dieta potrebbe aiutare nella prevenzione e nel trattamento dell'obesità. Secondo questo modello, l'elevato rapporto insulina-glucagone con una dieta ad alto carico glicemico sposta la ripartizione dei combustibili metabolici dall'ossidazione nel tessuto magro alla conservazione nel tessuto adiposo. Se gli effetti osservati qui persistono a lungo termine, ridurre della metà l'assunzione di carboidrati alimentari dal 60% dell'apporto energetico (un livello tipico per le diete a basso contenuto di grassi) aumenterebbe il dispendio energetico di ∼150 kcal / giorno, controbilanciando (se non per altri fattori) gran parte dell'aumento dell'apporto energetico ritenuto da alcuni essere alla base dell'epidemia di obesità"

Aggiornamento 20/1/2021

Molti bambini con ADHD rispondono alla dieta, con dei miglioramenti nel comportamento. Questo forse perché il cervello tende a rispondere eccitandosi all'introduzione di alcuni cibi e in particolare il cibo spazzatura.
"Il programma di modifica della dieta sotto forma di aggiustamento dell'apporto energetico e di macronutrienti, con l'esclusione di additivi alimentari, glutine, latte e latticini, uova e cibi altamente contenenti salicilati e solfiti, insieme ai suggerimenti di educazione sanitaria (sonno regolare, tempo limitato per la TV) hanno migliorato i sintomi e il comportamento dei pazienti con ADHD come documentato dalla diminuzione dei punteggi della valutazione di Conner.

L'obesità ha un ruolo importante nell'influenzare iperattività, impulsività e problemi di apprendimento nei pazienti con ADHD. Il programma di modifica della dieta è riuscito a ridurre l'obesità e quindi i sintomi dell'ADHD.

L'assunzione limitata di carboidrati nella dieta (concomitante alla riduzione dei cibi con glutine, NdT) è molto efficace nel ridurre l'iperattività e i problemi di apprendimento nei pazienti con ADHD. L'assunzione di grassi ha mostrato un aumento significativo dopo aver seguito il programma di modifica della dieta che forse è uno dei motivi della diminuzione dell'iperattività. Infine, questo studio conclude il grande impatto della modifica della dieta sulla diminuzione dei sintomi dell'ADHD non solo per l'effetto diretto sull'iperattività e sui problemi di apprendimento, ma anche per la diminuzione del BMI che a sua volta migliora i sintomi nei pazienti con ADHD".

Aggiornamento 14/2/2021

Perché lo zucchero è tossico? Lo spiega il prof Robert Lustig MD, medico americano.
A parità di calorie, gli altri nutrienti non provocano i danni dello zucchero, ma il suo effetto tossico su cervello e fegato è paragonabile a quello dell'alcol, anche perché dà dipendenza.
L'ingestione di fruttosio industriale disturba il metabolismo epatico, favorendo la lipogenesi e la formazione di trigliceridi che si accumulano nel fegato o vengono immessi nella circolazione favorendo le malattie cardiovascolari.
Il fruttosio è particolarmente soggetto alla reazione di Maillard, che provoca la liberazione di radicali liberi ossidanti e infiammatori. La sua metabolizzazione comporta la formazione di metilgliossale, composto tossico per il fegato.
Sebbene le industrie alimentari cerchino di discolparsi, addossando alla mancanza di volontà individuale la responsabilità, in maniera simile all'industria del tabacco, è ormai evidente il legame tra consumo di zucchero ed eccesso di peso nella popolazione, nonché diabete, indipendentemente dalle calorie consumate. Questo legame colpisce soprattutto i più poveri, e cercare di puntare sull'educazione e sulla responsabilità personale non ha portato ha risultati, cosa che invece ha fatto la tassa sugli zuccheri aggiunti o togliere gli incentivi alla sua produzione.
Al mondo muoiono 184 mila persone all'anno per le bibite zuccherate. Lo zucchero non è un cibo, ma un additivo, che non è necessario per le reazioni biochimiche del corpo.
"L'argomento a favore dell'intervento sociale nelle malattie non trasmissibili è mancato perché l'industria alimentare ha convinto il pubblico che "una caloria è una caloria", che gli zuccheri sono solo "calorie vuote" e che la "responsabilità personale" è la risposta. Sebbene siano necessari sforzi educativi pubblici per mettere in guardia sui rischi di un consumo cronico eccessivo di zucchero, non possono essere sufficienti, come si è visto per ogni altra sostanza edonica.
In questo articolo, ho fornito prove che: (1) lo zucchero crea dipendenza e tossicità non correlate alle calorie; (2) la riduzione dello zucchero conferisce benefici alla salute e alla società; (3) lo zucchero aggiunto e, per inferenza, il cibo ultraprocessato, soddisfa i criteri per la regolamentazione; (4) la riduzione dello zucchero non è solo possibile, ma necessaria per salvare la salute e l'assistenza sanitaria, e (5) gli interventi della società per ridurre il consumo di alimenti trasformati contenenti zuccheri aggiunti sono realizzabili e necessari. Tali interventi (amministrativi, legislativi, giudiziari) saranno probabilmente geograficamente, politicamente e culturalmente specifici; e alcuni interventi politici non funzioneranno in determinate sedi".

Aggiornamento 28/2/2021

Nuova puntata del PURE study, che chiarisce l'importanza della qualità dei carboidrati (associata all'indice glicemico) e non semplicemente alla loro quantità. Tra chi ha una dieta ad alto indice glicemico, il rischio di infarto o di morte aumenta del 50% in chi ha già malattia cardiovascolare e del 21 in chi è sano, rispetto a chi ha una dieta con l'IG più basso.

Aggiornamento 1/3/2021

Oggi spezziamo una lancia per i carboidrati, nutrienti che a volte hanno una cattiva fama. Non è vero che vengono usati solo a scopo energetico. Sono utili anche per sintetizzare acidi nucleici (DNA e RNA) e il NADPH attraverso la via dei pentosi fosfati.
"NADPH è importante per molte ragioni. Innanzitutto lo usiamo per "ricaricare" il glutatione, il nostro principale antiossidante. In secondo luogo, lo usiamo per uccidere i patogeni tramite reazione ossidativa.
Ma soprattutto, lo usiamo per alimentare gli enzimi CYP450 (citocromi). Questi enzimi sono importanti per i processi anabolici per produrre il colesterolo, ormoni steroidei (cortisolo, ormoni sessuali) e per rimuovere le tossine dal corpo. Lo usiamo anche per sintetizzare l'ormone tiroideo.
Questo non significa che tutti dovrebbero seguire una dieta ricca di carboidrati. Ma è importante sfatare i miti che non sono basati sulla realtà in modo da poter valutare accuratamente la dieta più adeguata".

Aggiornamento 12/3/2021

Secondo una metanalisi, le diete lowcarb nelle prime 2 settimane riducono la spesa energetica, e successivamente si hanno degli adattamenti fisiologici per cui il dispendio energetico aumenta di 50 Kcal ogni 10% di riduzione di calorie da carboidrati.
"Questa scoperta supporta una previsione del modello carboidrati-insulina e suggerisce un meccanismo in base al quale la riduzione dei carboidrati nella dieta potrebbe aiutare nella prevenzione e nel trattamento dell'obesità. Secondo questo modello, l'elevato rapporto insulina-glucagone con una dieta ad alto carico glicemico (prodotto matematico dell'indice glicemico e della quantità di carboidrati) sposta la ripartizione dei combustibili metabolici dall'ossidazione nel tessuto magro alla conservazione nel tessuto adiposo. Se gli effetti osservati qui persistono a lungo termine, ridurre della metà l'assunzione di carboidrati alimentari dal 60% dell'apporto energetico (un livello tipico per le diete a basso contenuto di grassi) aumenterebbe il dispendio energetico di ∼150 kcal / giorno, controbilanciando parte dell'aumento dell'apporto energetico (negli ultimi anni) ritenuto da alcuni essere alla base dell'epidemia di obesità". Si sottolinea come sempre il possibile effetto individuale: "In considerazione della complessità dei meccanismi fisiologici e della variabilità interindividuale nella risposta, potenzialmente correlata a fattori comportamentali o fattori biologici come la secrezione di insulina, saranno necessari studi di alta qualità con disegni diversi per chiarire ulteriormente come i macronutrienti influenzano il metabolismo energetico e l'accumulo di grasso, con attenzione a sottogruppi potenzialmente suscettibili e tradurre i risultati in interventi clinici e messaggi di salute pubblica"

Aggiornamento 31/3/2021

Secondo lo studio PURE, la carne processata (150g a settimana Vs 0) aumenta la mortalità cardiovascolare del 51%. Non sono state trovate associazioni significative con carni bianche e rosse

Aggiornamento 11/4/2021

"Assunzioni elevate di fibre e cereali integrali sono associate a effetti positivi sulla salute metabolica, mentre una dieta ricca di zuccheri e carboidrati raffinati ha effetti negativi sulla salute cardiometabolica. Prove coerenti indicano che le diete a basso contenuto di grassi e a basso contenuto di carboidrati con livelli calorici simili hanno effetti comparabili sul peso corporeo. Ampi studi epidemiologici mostrano che quando i carboidrati vengono sostituiti con grassi di origine animale o proteine la mortalità aumenta, mentre i carboidrati scambiati con proteine ​​vegetali sono stati associati alla riduzione della mortalità. La qualità dei carboidrati sembra essere fondamentale per la mortalità e gli eventi cardiovascolari.
Le prove dimostrano che la qualità del carboidrato determina la salute cardiometabolica e gli eventi cardiovascolari. Dato che la maggior parte delle persone in tutto il mondo attualmente consuma meno di 20 g di fibre alimentari al giorno con un consumo costantemente elevato di carboidrati raffinati, le prove attuali sottolineano la necessità di misure aggiuntive per aumentare la quantità e la diversità dell'assunzione di fibre per il miglioramento degli esiti cardiometabolici e cardiovascolari".

Aggiornamento 26/4/2021

Alcune persone hanno nel loro intestino batteri o funghi che producono alcol, e la condizione è chiamata sindrome da autofermentazione. Al netto dell'ilarità che può suscitare, si tratta in realtà di una condizione che può essere grave in quanto alcuni risultano costantemente brilli o ubriachi, o asintomatici ma con steatosi epatica, e alcune persone sono state sottoposte a trattamenti psichiatrici. I microrganismi associati sono solitamente lieviti (S. cerevisiae o diverse specie di Candida) o Klebsiella, ma anche alcuni comuni abitanti dell'intestino come E. coli e lattobacilli e bifidi, solitamente associati a buona salute, possono essere responsabili. La diagnosi può essere fatta con un test con i carboidrati, che vengono fermentati e aumentano la produzione di alcol. I trattamenti attuali includono farmaci antifungini, dieta a basso contenuto di carboidrati e probiotici. Questo potrebbe spiegare anche perché alcuni traggono giovamento da diete lowcarb. La condizione latente dovrebbe essere considerata in caso di steatoepatite apparentemente non legata a introduzione di alcol.

Aggiornamento 6/6/2021

In un'indagine retrospettiva su quasi 1300 persone con prediabete, l'indice glicemico e il carico glicemico erano associati col recupero del peso dopo la dieta. Ogni 10 punti di indice glicemico vi era un aumento di mezzo kg di peso circa, e un aumento dell'emoglobina glicata. La fibra era associata con ridotta circonferenza addominale. La qualità della dieta non è un optional per evitare il recupero del peso

Aggiornamento 24/7/2021

Gli AGEs sono derivati dei carboidrati, che si formano in cottura o sono presenti naturalmente nei cibi o si formano nelle normali reazioni chimiche del corpo. Alcuni AGEs sono tossici per l'organismo, e il loro accumulo è legato a malattie, come malattie cardiovascolari (CVD), steatosi epatica non alcolica (NAFLD)/steatoepatite non alcolica (NASH), aterosclerosi, infertilità, malattia di Alzheimer (AD), insufficienza renale e cancro.
L'assunzione di zucchero e bibite zuccherate aumenta gli AGEs, così come in generale il cibo raffinato, i prodotti da forno e il cibo cotto ad alte temperature.
"La produzione e l'accumulo di AGEs nel corpo umano, promossi dalle moderne abitudini alimentari, hanno importanti implicazioni per la salute. Anche in soggetti sani con valori normali degli esami del sangue, alti livelli di AGEs nel siero predicono l'insorgenza e/o lo sviluppo delle malattie moderne (LSRD). Pertanto, il livello sierico di AGEs potrebbe essere un biomarcatore utile per aiutare la prevenzione/diagnosi precoce di LSRD o valutare l'efficacia dei trattamenti.
Nel loro insieme, questi risultati indicano l'importanza di sopprimere la formazione e l'accumulo di AGEs nel corpo umano riducendo l'assunzione eccessiva abituale di zuccheri/AGEs dietetici, come un nuovo modo per prevenire le LSRD. La dieta occidentale ricca di grassi solidi, carni grasse, latticini interi e cibi altamente lavorati (principalmente piatti grigliati, fritti e arrostiti) tendono ad essere le fonti dietetiche più ricche di AGEs. D'altra parte, la dieta giapponese prevede molti cibi a basso contenuto di grassi, come riso, alghe, funghi, cibi a base di soia, tofu e verdure (soprattutto ortaggi a radice ricchi di fibre alimentari insolubili/indigeribili) e pasti con bassi livelli di AGEs nella dieta (principalmente piatti bolliti e al vapore)".
L'accumulo di AGEs danneggia l'architettura renale e favorisce la perdita di funzione renale.
"Gli alimenti con bassi livelli di AGEs e grandi quantità di fibra alimentare insolubile, che assorbe e rimuove gli AGEs alimentari, sopprimono l'accumulo di AGEs.
Per prevenire l'iperglicemia postprandiale è stata raccomandat di assumere le verdure prima del pasto con i carboidrati, e fare in seguito attività fisica per promuovere l'utilizzo del glucosio. È stato anche dimostrato che il consumo di piatti a base di verdure o carne/pesce prima dei piatti a base di carboidrati migliora notevolmente l'escursione glicemica postprandiale in individui con diabete e volontari sani.
Oltre a mantenere sane abitudini alimentari, la soppressione della produzione e dell'accumulo di AGEs nel corpo può aiutare a prevenire le LSRD".

Aggiornamento 5/8/2021

Se ancora ci fosse qualche nutrizionista che va in giro a dire "lo zucchero serve per dare energia", è arrivato lo studio che lo smentisce definitivamente.
Infatti lo zucchero ostacola l'attività mitocondriale.
"Un team guidato dagli scienziati del Van Andel Institute ha scoperto che lo zucchero in eccesso può far sì che le nostre centrali elettriche cellulari, chiamate mitocondri, diventino meno efficienti, riducendo la loro produzione di energia.
Abbiamo scoperto che troppo glucosio nelle cellule, che è direttamente collegato alla quantità di zucchero consumata nella propria dieta, influisce sulla composizione lipidica in tutto il corpo, che a sua volta influisce sull'integrità dei mitocondri. L'effetto complessivo è una perdita della funzione ottimale" e quindi riduzione della produzione di ATP (energia per la cellula).
"L'eccesso di glucosio riduce la concentrazione di acidi grassi polinsaturi (PUFA) nella membrana mitocondriale e rende i mitocondri meno efficienti. I PUFA sono attori vitali nel supportare la funzione mitocondriale e nel mediare una serie di altri processi biologici come l'infiammazione, la pressione sanguigna e la comunicazione cellulare.
Invece, il glucosio in eccesso viene convertito in una diversa forma di acido grasso (acido palmitico , grasso saturo) che non è efficiente o flessibile come i PUFA. Questo inverte la composizione lipidica della membrana e mette sotto stress i mitocondri, danneggiandoli e impattando sulle loro prestazioni".
Utilizzando una dieta chetogenica il problema è stato risolto, ripristinando la normale composizione lipidica, e confermando che questa dieta può avere un effetto benefico grazie al suo impatto sui mitocondri. Inoltre l'eccesso di carboidrati riduce anche l'effetto benefico dei supplementi di PUFA sui mitocondri.
"Anche se non possiamo sempre notare subito la differenza nelle prestazioni mitocondriali, il nostro corpo lo fa", ha spiegato il ricercatore Wu "Se l'equilibrio lipidico viene alterato abbastanza a lungo, potremmo iniziare a sentire sottili cambiamenti, come stancarci più rapidamente. Sebbene il nostro studio non offra raccomandazioni mediche, evidenzia le prime fasi della malattia metabolica e fornisce approfondimenti che possono modellare futuri sforzi di prevenzione e terapia”.

Aggiornamento  9/9/2021

Si conferma la relazione tra indice (IG) e carico glicemico (CG) e rischio tumorale.
Gli alimenti con alto indice glicemico riducono la sazietà e rendono più facile l'aumento di peso, noto fattore causale dei tumori. Tuttavia la relazione rimane anche senza considerare l'aumento di peso.
"Anche in un contesto di peso stabile, gli alimenti ad alto indice glicemico potrebbero svolgere un ruolo sul cancro inducendo infiammazione (aumento della concentrazione di marker infiammatori, ad es. proteina C-reattiva, interleuchina-6), aumentando i livelli di insulina e portando ad un aumento del fattore di crescita insulino-simile -1 (IGF-1, un induttore della proliferazione/differenziazione cellulare e inibitore dell'apoptosi) e una diminuzione della proteina IGFBP-3, che normalmente riduce IGF-1. Infatti, precedenti studi di randomizzazione mendeliana hanno suggerito un ruolo causale dell'asse IGF e collegamenti tra il livello di IGF-1 circolante e lo sviluppo e la progressione del cancro della mammella, del colon-retto e della prostata".
La glicemia postprandiale alta causa stress ossidativo, che danneggia il DNA, e i cibi ad alto IG producono più AGEs, composti infiammatori e proossidanti. La glicemia alta favorisce la glicolisi, che porta a proliferazione cellulare.
"Al contrario, i carboidrati complessi degli alimenti a basso indice glicemico, compresa la fibra alimentare, possono svolgere un ruolo protettivo contro lo sviluppo del cancro, ad es. stimolazione dell'espressione di IGFBP-3, escrezione fecale di agenti cancerogeni e modulazione del microbiota gastrointestinale. È stato anche suggerito che le diete a basso IG e CG hanno effetti positivi sulla gestione del peso e sull'insulino-resistenza, entrambe coinvolte nella carcinogenesi".
L'insulina dovuta al rapido assorbimento dei carboidrati è un fattore di proliferazione
👉Tra 100.000 francesi studiati per ≈8 anni, una dieta ad alto contenuto glicemico predice un rischio di cancro al seno complessivo (25%) e postmenopausale (64%) maggiore.
👉"Se confermato in altre popolazioni e contesti, IG e CG potrebbero essere considerati fattori di rischio modificabili per la prevenzione primaria del cancro".


Aggiornamento 20/10/2021

Gli alimenti contenenti carboidrati sono veramente quelli che danno più dipendenza? In realtà l'effetto sembra lo stesso dei grassi. Invece alimenti che contengono entrambi sembrano quelli che stimolano maggiormente le aree della dipendenza, a parità di calorie. Esempi pratici? Biscotti, prodotti da forno in genere, dolci farinacei, snack ecc. I produttori alimentari ben conoscono queste vie e devono stimolare i propri acquirenti a comprare il più possibile.

Aggiornamento 23/1/2022

Una dieta lowcarb protratta per 6 mesi, senza indicazioni di restrizione calorica, ha effetti benefici sul controllo glicemico e sulla composizione corporea e non influisce negativamente sui fattori di rischio cardiovascolare nei pazienti con diabete di tipo 2.
La dieta era strutturata in modo da avere fino al 20% dell'energia da carboidrati e fino al 60% da grassi, con l'indicazione di privilegiare quelli monoinsaturi (olio d'oliva) e ridurre quelli saturi. La dieta di controllo aveva un apporto di carboidrati tra i 50 e il 60%.
I ricercatori hanno concluso che "Ridurre l'assunzione di carboidrati al 10-25% delle calorie sembra un approccio nutrizionale efficace e sicuro rispetto ai classici fattori di rischio cardiovascolare e all'ipoglicemia".

Aggiornamento 5/2/2022

Secondo una revisione degli studi non vi sono grosse differenze dopo 2 anni nel seguire una dieta lowcarb o una dieta classica. Questo sia per quanto riguarda il rischio cardiovascolare che il dimagrimento.
Probabilmente ognuno deve trovare la dieta personalizzata che vada meglio per sé.

Aggiornamento 24/7/2022

Il reflusso (GERD) si può spesso gestire manipolando le fonti di carboidrati.
In uno studio randomizzato le fonti di carboidrati semplici sono state la principale causa di reflusso e la rimozione migliora i sintomi.
Questo sembra dovuto alla presenza di sensori per gli zuccheri nell'intestino che influenzano gli ormoni intestinali, lo svuotamento gastrico e quindi la progressione della digestione.
Inoltre l'eccesso di carboidrati tende a fermentare producendo SCFA che possono far rilassare la muscolatura, favorendo il reflusso.
"Gestire la riduzione dell'assunzione di carboidrati è una strategia dietetica praticabile e pragmatica da includere nella gestione del GERD sintomatico".


Aggiornamento 21/9/2022

Uno studio non ancora revisionato può suggerire alcune differenze tra diete a basso contenuto di grassi o carboidrati, ovvero le calorie da grassi possono essere diverse da quelle di carboidrati, almeno negli effetti. Le diete lowfat vanno a stimolare meno il sistema di ricompensa e rendono più difficile mantenere la dieta nel lungo periodo, con un aumento del tono della dopamina e conseguente maggiore consumo successivo di cibi gratificanti ricchi di grassi e carboidrati.
Lo studio è fatto su poche persone e ha quindi necessità di essere replicato su numeri più grandi ma potrebbe spiegare la tendenza a riprendere peso soprattutto in alcune persone predisposte per il consumo di alimenti spazzatura.

Aggiornamento 2/10/2022

Quale dieta previene la steatosi epatica, l'infiltrazione di grasso nel fegato? Una dieta a basso contenuto di carboidrati (LFD) o di grassi (LCD)?
I ricercatori hanno indagato e scoperto che il rischio di steatosi non è dato dai grassi o dai carboidrati in sé, ma dalla loro qualità.
Usare carboidrati o grassi di qualità inferiore è associato a maggiore rischio, mentre il rischio si riduce con fonti di carboidrati non raffinate, grassi insaturi (UFA) e proteine di origine vegetale (legumi).
"Un'elevata assunzione di carboidrati è associata a steatosi epatica. Di tutti i macronutrienti, i carboidrati hanno la maggiore influenza sulle concentrazioni di insulina e glucosio nel sangue, che sono coinvolti nella stimolazione della de novo lipogenesi epatica. Inoltre l'iperlipidemia è associata a malattie del fegato e le LCD sono associate a un livello più basso di trigliceridi nel sangue e una maggiore concentrazione di colesterolo lipoproteico ad alta densità (HDL-C, colesterolo buono). L'analisi di sostituzione nel nostro studio ha suggerito un effetto benefico della riduzione dell'assunzione di carboidrati sulla steatosi.
Abbiamo osservato che una LCD salutare era inversamente associata alla steatosi. Questo potrebbe essere spiegato da diversi fattori. È stato suggerito che gli UFA prevengano l'accumulo di grasso epatico, mentre i grassi saturi (SFA) possono indurre accumulo di grasso epatico. Inoltre, la riduzione dell'assunzione di carboidrati di bassa qualità come il fruttosio e l'aumento dell'assunzione di carboidrati di alta qualità come le fibre, potrebbero indurre miglioramento della steatosi epatica.
Le associazioni tra LCD e LFD e la steatosi sono biologicamente plausibili. I carboidrati, in particolare quelli dei cereali raffinati, possono aumentare la secrezione di insulina e la concentrazione di glucosio, che possono promuovere la lipogenesi epatica. Una dieta arricchita con SFA aumenta i trigliceridi intraepatici più delle diete arricchite con UFA. Inoltre, il ferro eme presente nelle proteine ​​animali potrebbe aumentare la resistenza all'insulina e lo stress ossidativo, che a loro volta contribuiscono alla steatosi. Oltre ai macronutrienti, le fonti alimentari possono in parte spiegare queste associazioni. Il consumo di alcuni alimenti, tra cui carne rossa e lavorata e bevande zuccherate, era positivo, mentre l'assunzione di frutta oleosa e cereali integrali era inversamente associata alle malattie epatiche croniche.

Aggiornamento 18/11/2022

Le diete a basso contenuto di carboidrati sono popolari per la loro efficacia, in particolare nei confronti dei problemi legati al metabolismo glucidico. Ma da cosa dipende? Uno studio ancora da revisionare ha messo in evidenza come conti molto la qualità della dieta nella prevenzione del diabete.
Una dieta lowcarb a base vegetale (con fonti proteiche e lipidiche di origine vegetale) riduce del 6% il rischio di diabete, se si riducono le fonti carboidrati raffinati la diminuzione del rischio arriva al 15%.
Al contrario se la dieta è ricca di proteine e grassi animali il rischio di diabete aumenta del 35%, fino al 39% se non ci sono i cereali integrali.

Aggiornamento 19/11/2022

L'uso continuo della glicolisi, la via metabolica che utilizza il glucosio, può essere alla base dei problemi nella secrezione di insulina, l'ormone che si riduce negli stadi avanzati del diabete di tipo 2.
Infatti un metabolita di questa via può bloccare il rilascio di insulina dal pancreas e la glicemia rimane alta. In particolare la beta cellula pancreatica non produce abbastanza ATP in risposta all'aumento di glucosio nel sangue, non si depolarizza e l'insulina non viene rilasciata nel sangue. La glicemia alta innesca un circolo vizioso che danneggia ulteriormente le beta cellule pancreatiche.

Aggiornamento 8/1/2023

L'approccio low carb appare essere quello che permette di mantenere la remissione del diabete di tipo 2 per più tempo e di ridurre meglio l'emoglobina glicata in chi ha scarso controllo glicemico. Questo accade soprattutto se la malattia è insorta da poco. Il 77% delle persone dopo un anno e del 20% sul lungo periodo hanno mantenuto il risultato.
Tra le motivazioni, si osserva che la ridotta introduzione di carboidrati permette di controllare meglio l'appetito aiutando nella gestione a lungo termine. Si può anche avere un aumento del dispendio energetico. Insieme alla perdita di peso, anche la riduzione del grasso epatico e pancreatico hanno un importante ruolo. La remissione del diabete significa soprattutto un risparmio in termini di costi sanitari per farmaci e trattamenti.

Aggiornamento 18/2/2023

Non tutti i carboidrati sono uguali, il loro effetto sul rischio cardiovascolare dipende dalla loro provenienza.
"Abbiamo scoperto che le associazioni tra assunzione di carboidrati e malattie cardiovascolari (CVD) possono dipendere dal tipo e dalla fonte di carboidrati consumati, in particolare per gli zuccheri. L'assunzione di zucchero libero è stata associata a rischi più elevati di CVD totale e sottotipi di CVD, in particolare ictus, che supporta la raccomandazione dietetica globale di consumare meno del 5% dell'energia totale da zuccheri aggiunti. L'assunzione di zucchero libero è stata positivamente associata ai trigliceridi all'interno di tutte le sottoclassi di lipoproteine, il che può in parte spiegare il rischio più elevato osservato di malattia ischemica, mentre i meccanismi per un rischio totale di ictus più elevato rimangono poco chiari. Una maggiore assunzione di fibre è stata associata a minori rischi di CVD totale e la sostituzione di cereali raffinati e zuccheri liberi con cereali integrali e zuccheri non liberi (cioè quelli della frutta), rispettivamente, può essere protettiva per le CVD. I nostri risultati supportano l'importanza del tipo e della fonte di carboidrati consumati per la salute cardiovascolare".

Aggiornamento 28/3/2023

In persone con diabete di tipo 2 una dieta a basso contenuto di carboidrati con fonti vegetali di alta qualità (cereali integrali, frutta e verdura) è associata con minore mortalità totale, cardiovascolare e tumorale. In pratica se i macronutrienti (proteine, carboidrati e grassi) vengono da cibi di migliore qualità si riduce la mortalità.

Aggiornamento 22/4/2023

Per persone con diabete assumere bibite zuccherate è un po' come buttare benzina sul fuoco.
🥤 Tra gli adulti con diabete di tipo 2, una maggiore assunzione di bevande zuccherate (SSB) è associata a una maggiore mortalità per tutte le cause e incidenza di malattie cardiovascolari, mentre l'assunzione di caffè, tè, acqua naturale o latte scremato è stata inversamente associata a mortalità per tutte le cause
Un maggiore aumento del consumo di caffè e tè dopo la diagnosi di diabete è stato significativamente associato a una minore mortalità per tutte le cause
💧 La sostituzione delle SSB con caffè, tè o acqua naturale è stata associata in modo statisticamente significativo a una minore mortalità per tutte le cause tra gli adulti con diabete.

Aggiornamento 5/9/2023


Ridurre i carboidrati in favore di proteine e grassi aiuta a ridurre il grasso nel fegato, anche in condizioni eucaloriche (cioè senza riduzione delle calorie). La riduzione dei carboidrati può avere un effetto maggiore della restrizione calorica.
"Anche in condizioni di bilancio energetico, i risultati cumulativi suggeriscono un effetto clinicamente significativo della riduzione dell’assunzione di carboidrati e dell’aumento dell’assunzione di grassi alimentari (e/o proteine) sul contenuto epatico di trigliceridi (TG) negli individui obesi con steatosi, in particolare negli individui con resistenza all’insulina. Sulla base di studi sull’uomo, i meccanismi attraverso i quali la riduzione dei carboidrati e l’aumento dell’assunzione di grassi portano a un minore accumulo epatico di TG possono essere correlati all’aumento della beta-ossidazione degli acidi grassi e all’aumento della chetogenesi nel fegato, adattamenti metabolici che imitano la risposta alla restrizione calorica. Inoltre, la lipogenesi (sintesi di grassi dai carboidrati) nel fegato viene ridotta quando la disponibilità di carboidrati nella dieta diminuisce, anche in condizioni eucaloriche. È probabile che anche una minore disponibilità di insulina, anche portale, nel fegato dovuta alla riduzione dei carboidrati regoli il metabolismo del substrato nel fegato verso un aumento dell'utilizzo degli acidi grassi e una minore deposizione di grassi.

Aggiornamento 24/9/2023

Le diete lowcarb non sono attualmente raccomandate per la gestione del diabete nei giovani. Uno dei motivi è che si può incorrere in ridotta crescita, carenze nutrizionali e problemi di salute, soprattutto se non effettuare correttamente.
Un parere ufficiale dei pediatri americani ha elencato i seguenti punti:

👨🏽i ragazzi con diabete di tipo 1 possono fare una dieta chetogenica o lowcarb solo sotto attenta supervisione medica.

🍩🚫 la riduzione dei carboidrati deve avvenire minimizzando l'introduzione del cibo industriale.

🧋 eliminare bibite e succhi zuccherati contribuisce alla riduzione del peso e al miglioramento del quadro glicemico

🥖 le restrizioni dietetiche devono essere gestite da esperti perché possono favorire l'insorgenza di disturbi del comportamento alimentare

🏃🏼‍♀ dieta e sport anche intenso devono essere prescritti da specialisti

💶 le persone economicamente svantaggiate sono a rischio maggiore di diabete di tipo 2 e devono quindi essere supportate in modo da fare scelte alimentari migliori

Aggiornamento 26/10/2023

Veramente le calorie da carboidrati sono tutte uguali? Forse nel breve periodo, ma nel medio-lungo termine la tendenza cambia a seconda della loro qualità. Questi i risultati di uno studio prospettico pubblicato sul BMJ.
"L'aumento dell’indice glicemico, del carico glicemico e della quantità di amido, zuccheri aggiunti, cereali raffinati e verdure amidacee (patate) sono associati a un maggiore aumento di peso nella mezza età. Al contrario, un aumento della quantità di fibre, cereali integrali, frutta e verdure non amidacee è stato associato a un minore aumento di peso. Questi risultati supportano la potenziale importanza della qualità e della fonte dei carboidrati per il controllo del peso a lungo termine.
Le associazioni sono maggiori nelle persone sovrappeso.

Aggiornamento 4/1/2024

Alcuni recenti studi evidenziano che la dieta lowcarb può ridurre il rischio di diabete gestazionale e promuovere minor aumento di peso a lungo termine, ma solo se contemplano una maggioranza di alimenti salutari e di qualità. Questo va a smentire il tanto caro "tutte le calorie sono uguali" che ancora imperversa tra i professionisti.
Le diete a basso contenuto di carboidrati efficaci erano caratterizzate da (pochi) cereali integrali e legumi, frutta e verdura, proteine di alta qualità e grassi salutari.
I meccanismi sembrano legati alla presenza dei micronutrienti e antiossidanti che contrastano la resistenza insulinica che è alla base della patologia diabetica, mentre le fibre aumentano la sazietà e il ridotto introito di grassi saturi riduce l'infiammazione. Inoltre i carboidrati da fonti raffinate possono modulare il destino dei nutrienti, aumentando la tendenza a depositare grasso.

Aggiornamento 18/3/2024

In uno studio le persone sovrappeso sono state divise in 2 gruppi, uno che assumeva 40g di amido resistente (RS) e l'altro un placebo di 40g di amido normale. Le diete erano uguali per calorie introdotte. Il primo gruppo ha perso in media 2,8kg mentre il gruppo placebo ha mantenuto il peso. Anche il grasso viscerale è migliorato.
Il gruppo trattato ha avuto un miglioramento del microbiota con crescita di alcuni bifidobatteri e riduzione di batteri associati con alterazione metabolica.
Sono infatti migliorati la sensibilità insulinica, la permeabilità intestinale e i marker di infiammazione. Il cambiamento dei microbi appare essenziale per l'effetto dimagrante dell'amido resistente, infatti si evidenzia maggior perdita di peso a seconda del microbiota basale.
"Il microbiota intestinale ha svolto un ruolo fondamentale in questo meccanismo di perdita di peso, modulando potenzialmente l’obesità attraverso le interazioni con l’infiammazione di basso grado e la regolazione delle proteine ​​secretorie legate al bilancio energetico. L’adesione a lungo termine a un modello dietetico ricco di RS per mantenere la composizione del microbioma può essere cruciale per il mantenimento del peso. Poiché l'RS è presente naturalmente negli alimenti e può anche essere aggiunta alla dieta quotidiana, i nostri risultati forniscono uno stile di vita pragmatico per trattare l’obesità e i disturbi metabolici correlati. La manipolazione della composizione microbica intestinale attraverso la dieta può rappresentare una strategia per modificare il bilancio energetico dell’ospite per promuovere la salute".

Nessun commento:

Posta un commento